Ripensa a quando eri bambino: avevi completo bisogno dei tuoi genitori. Senza di loro saresti morto: dovevi essere nutrito, vestito, amato, accarezzato, lavato. Eri completamente dipendente da loro, da loro dipendeva la tua sopravvivenza fisica e anche psicologica. Dai genitori hai imparato tutto: educazione, valori… Loro ti hanno fatto diventare quello che sei, permettendoti di studiare, dandoti una mano economica, mettendo da parte per te ogni risparmio. Nonostante le imperfezioni, tu hai cambiato la loro vita, migliorandola e mettendo a nudo i loro limiti. Chissà quante volte si saranno sentiti inadeguati con te o avranno sofferto nel vederti infelice o in difficoltà. Nessuno sarà mai importante per te come i tuoi genitori: verso di loro c’è un debito impagabile e tu ti sentirai sempre riconoscente e grato. Questo qualunque tipo di genitori tu abbia avuto. Il debito verso chi dà la vita è grande e superiore a ogni sbaglio, mancanza, dolore provocato da ogni genitore. Non c’è cosa più naturale di amare il padre e la madre: è un istinto, un riflesso incondizionato, un atto spontaneo e al tempo stesso profondissimo. Sembra quasi un assurdo avere tra i comandamenti “Onora il padre e la madre”, quando è così semplice dargli nella nostra vita e nei nostri pensieri il posto dovuto, e spesso anche uno superiore! Tantissimi problemi che abbiamo, infatti, possono trovare la loro origine in un rapporto difficile con la famiglia e quasi sempre tutto deriva da una mancanza d’amore o da un eccesso di amore che ha caratterizzato il rapporto genitori-figli. Come se io riuscissi ad essere una persona migliore grazie all’amore e al mettere in pratica quanto mi è stato insegnato, oppure come se io potessi essere una persona piuttosto che un’altra, grazie all’aiuto o alla presenza di una famiglia alle spalle che mi incoraggia.
Perché Gesù mette in competizione questo amore naturale verso i genitori con quello che proviamo per Lui? La risposta è semplicissima: perché ci vuole liberi. Gesù non è certamente in gara con gli esseri umani che ha scelto per noi come genitori. Anche se è un Dio geloso, qui non c’entra nulla la scala che noi diamo ai nostri affetti. Qui non c’è proprio nessuna scala da fare. Qui non è questione di priorità, ma una questione di libertà. In che senso? Dio ci ha liberato dal debito che noi abbiamo verso i nostri genitori, i quali non sono altro che gli eletti dal Signore per metterci al mondo, per provvedere alla nostra crescita e per fornire tutto l’occorrente per una vita dignitosa e ricca di beni. Onorare loro è così un riflesso carnale per onorare il vero datore di Vita, che ha benedetto la loro unione provvedendo loro una discendenza. Ma di chi siamo realmente figli? Da chi proveniamo? Chi ci aveva già in mente fin dall’origine del mondo? Chi ci conosce fin dal seno materno? Chi ci ama in modo incondizionato? Chi ci prepara una strada e ci concede la vera eredità?
Dio Padre.