- un muro basso, può essere facilmente valicato. Oltre c’è la luce di Dio.
La chiamata di Dio è una luce nella nostra vita, apre a nuovi orizzonti e a esperienze mai realizzate. Tutto ciò è possibile valicando un piccolo muro. Esso ci separa da Dio e ci fa notare la distanza tra la nostra misera vita e le promesse di Dio. Il luogo in cui ci troviamo noi è buio e pieno di incertezze. Se ho il coraggio di valicare il muricciolo mi attendono, invece, sorprese e vita in abbondanza. Cosa ho da perdere? È evidente che c’è un guadagno oggettivo nello spostarsi da un lato all’altro del muro. Perché costa tanta fatica? Come spiegare tutte queste resistenze?
La mia incertezza è dovuta a una consapevolezza: se valico quel muro, qualcuno morirà.
Attraversare quel muro è veder morire chi, fino a quel giorno, era la cosa più importante della vita: se stessi. Chi valica il muro, ha deciso di perdere tutto quello su cui aveva sempre puntato, per cui aveva costruito e fatto progetti, su cui aveva investito ogni risorsa e su cui aveva immaginato risultati e successi. Valicare quel muro significa perdere. Ma perdere cosa? E per trovare cosa?
Io perdo me stesso e abbraccio Dio. Questo è il risultato. Io perdo apparenti sicurezze e libertà e trovo l’Amore infinito e Misericordia. Io perdo la falsità e il grigio di ogni giornata e vado incontro a Verità e colori mai visti. Io perdo di vista me stesso e comincio a spostare il mio equilibrio fuori di me, fuori dal mio egoismo, verso la fonte suprema di vita, verso il mio Creatore.
Valicare quel muro non significa solo morire, ma soprattutto rinascere. Non capiamo questo e ci crogioliamo su quanto sia conveniente per noi spostarsi dalla nostra zona grigia: “se scelgo Dio non potrò continuare a cedere a questa tentazione, a vivere per me stesso, a godermi questo piacere…”
Invece il discorso da fare è un altro: se non scelgo me stesso, potrò finalmente essere in pace, vivere la vita con gioia, veder fiorire nel mio cuore ogni buon sentimento: armonia, pazienza, mitezza. Pensiamoci bene e rispondiamo sinceramente: è appagante vivere per se stessi? Siamo felici della nostra vita nella carne? Mi basta quello che ho o vorrei sempre qualcos’altro?
Rimanere dalla parte buia del muro mantiene in vita solo la nostra inevitabile insoddisfazione. Il nostro io non troverà mai riposo. Alimentarlo porta solo a frustrazioni e insicurezze. Dall’altro lato invece? Cosa troverò? Trovero solo… tutto ciò che mi manca! Quante delusioni devo ancora sperimentare per renderme conto?
La mia felicità è valicare quel muro, è abbracciare chi può appagare la mia vita, chi può lenire le mie ferite e donarmi, finalmente, l’abbondanza, la fecondità, il centuplo e la Sua incredibile tenerezza.
Valica il muro e il tuo cuore smetterà di tormentarsi, valica il muro e tutto il peso che porti addosso si dissolverà. Valica il muro e il tuo sofferente e insoddisfatto io cesserà di esistere, per fare spazio alla pienezza e all’abbondanza di Dio, fine, speranza, meta di ogni esistenza.
Valicare il muro significa tornare a casa, tra le braccia di nostro Padre. È lì che si compie la nostra esistenza, è lì che ogni mia tensione si smorza e tutto si realizza. È della Sua pienezza che ho bisogno.
- sono dall’altra parte del muro: territori di luce sconfinati, pace e benessere mi attendono. Cosa aspettavo ancora per fare questo salto?
* Atti 10 (conversione dei pagani)