Un dono per te – Vivere per Dio

  • un germoglio sta spuntando da un terreno fertile

Esso ha bisogno di annaffiatura, sole e continue attenzioni. La pianta è di un genere robusto, ma è ancora molto piccola, quindi è necessario essere molto prudenti. Oggi è il momento più delicato. Quando sarà più grande, ci saranno meno rischi di morte. Adesso, senza le dovute protezioni, anche la pianta più forte può morire. Non bisogna essere troppo preoccupati (la pianta, come un bambino appena nato, è per la vita, non per la morte), ma certo ora essa deve essere più che mai al centro della nostra attenzione.

Potresti lasciare mai un neonato da solo? Il piccolino è il pensiero principale per la sua mamma, che si stacca dal lavoro e da ogni attività per lui, prendendosi un periodo di pausa anche lungo. Vive per lui, organizza la sua vita in funzione di lui, sposta tutte le sue priorità per lui. Se fino a ieri la donna viveva per sé, adesso ella vive per il figlio. Questo non cambierà più.

Così avviene per noi con la nostra pianticina, che rappresenta una nuova nascita. Gesù ha messo un seme nel nostro cuore e questo ha portato frutto, sta sbocciando ed è destinato a diventare l’albero più grande e più forte al mondo. A una condizione però: va messo al centro della nostra esistenza. Non ai margini o solo per momenti isolati, ma sempre al centro. Non posso dimenticarmene nemmeno per un istante. Non sarebbe possibile farlo e le conseguenze sarebbero irreparabili, soprattutto in questa fase. È adesso che il seme e la pianta potrebbero morire. Ora il rischio è reale, dipende solo da me! In futuro, forse, posso stare meno attenta a lei, ma oggi è di vitale importanza custodire gelosamente questo germoglio. Custodire questa pianta significa avere per lei un pensiero fisso, attenzioni continue e, soprattutto, tempo in abbondanza. Non è un hobby o un bel gioco, ma un bene preziosissimo e potrei perderlo per sempre, se non divento consapevole di quanto ha bisogno di me in questo istante. È Dio che getta il seme, ma la responsabilità del frutto è solo mia. È dipendente dalle mie scelte e dalle mie priorità.

Il seme gettato non è mio, e questo mi dà subito la consapevolezza di un miracolo accaduto nella mia vita. Dovrebbe essere uno stimolo sufficiente per avere un naturale e forte desiderio di curare in ogni modo questa piantina. Ma per essere dei buoni giardinieri, bisogna rinunciare a qualcosa: il proprio io. Da oggi quella piantina viene prima di me. Da oggi esiste lei e tutto è cambiato.

Essere di Cristo non è solo un dono, ma anche una continua responsabilità. Essere sua è un fatto totalizzante e definitivo. La pianta crescerà naturalmente (il miracolo della semina è già avvenuto), ma tale evento va continuamente assecondato. Più la pianta è giovane, più la mia responsabilità è grande. All’inizio essa dipende completamente da me, non va dimenticato!

Questa pianta è dentro il cuore di ciascuno e, crescendo, toglierà lo spazio a tutti gli altri interessi che abbiamo, si farà strada e metterà radici sempre più profonde. È destinata a cambiarci profondamente. Essa produrrà frutti succosi e belli a vedersi: con questi noi saremo saziati e completamente soddisfatti. Se tale germoglio crescerà, tutti gli spini e le erbacce al confronto saranno poca cosa. Anche se io non raggiungerò mai la perfezione, la presenza di quella pianta farà la differenza sempre. La sua grandezza e la sua bellezza offuscheranno i possibili residui precedenti. Quasi non si noteranno più le imperfezioni che potrebbero ancora coesistere con lei.

Essere di Cristo è una certezza che non ci abbandona neanche nei momenti di difficoltà. È un distintivo, che rende ogni cosa più sopportabile e ogni giogo più leggero. Avere Cristo con sé significa splendere comunque, nonostante le prove, i dispiaceri e le tentazioni. Una volta che l’albero avrà messo radici, ci vuole proprio una forte determinazione per buttarlo giù!

* Siracide 18