VERITÁ NELLA CARITÁ

* 1 Timoteo 5, 1-2

Non essere aspro nel riprendere un anziano, ma esortalo come fosse tuo padre; i più giovani come fratelli; le donne anziane come madri e le più giovani come sorelle, in tutta purezza.

Spesso l’uomo rigenerato in Cristo fa un errore di valutazione: pensa di capire una situazione meglio di un altro, perché è più sapiente. In realtà, tale uomo non è più saggio, ma solo più illuminato dalla Sapienza di Dio. È molto facile giudicare gli altri, soprattutto è facile biasimarne i difetti. Forse noi ne abbiamo di più grandi, ma non ce ne avvediamo. Quelli degli altri, invece, si notano benissimo.

L’uomo rinnovato deve fare uno sforzo di umiltà continuo: il suo è un servire l’umanità, non un giudicarla. Non è compito suo, non ne ha le competenze e le capacità. Chi è rinato dall’alto, ogni giorno della sua vita, deve rammentare questo: “Se sono immune da questo difetto, è solo per grazia di Dio. È grazie a Lui che mi sono ravveduto. Con i miei propri sforzi, non sarei cresciuto in nulla.”

L’uomo nuovo ha chiaro un concetto: non parla più a titolo personale. Quello che esce dalla sua bocca deriva da ciò che ha nel cuore. E nel cuore c’è Gesù, che ne ha preso possesso per suo invito.

Gesù non parlava con astio, mai. Gesù correggeva e biasimava il peccato, ma ogni cosa era detta con amore. Questo era l’atteggiamento di Cristo, questo deve essere anche il nostro. Se vediamo una stortura, dobbiamo parlare. La luce non può stare sotto il moggio.

Ma tutto sia detto con carità. Io parlo perché Cristo mi illumina, ecco perché si dice “Verità (cioè Cristo stesso) nella carità”. E come posso essere aspro? Piuttosto, la nostra sarà un’esortazione, un commento costruttivo per l’altro. Cristo è per la vita del prossimo, non per volerlo affondare! Cristo è per la sincerità e per l’edificazione, per questo chiede ai fratelli di correggersi l’un l’altro. Cristo può farmi vedere ciò che un fratello non vede. E io non posso ignorare ciò che Cristo mi rivela. Sarei come una sentinella che non segnala un pericolo. Ciò è estremamente grave. Ma, nella correzione, bisogna ricordarsi che è Cristo che parla, non noi. Dobbiamo essere decisi e precisi, ma mai privi dell’Amore del Padre. Esortare e non criticare, correggere e non distruggere.

Chi esorta deve tener conto di chi ha di fronte: un mio coetaneo è trattato con amore fraterno, una persona più grande di me come un genitore, una più piccola come un figlio. Noi siamo uniti in Cristo in una famiglia spirituale, e in essa ci sono gli stessi rapporti di quella carnale. Non va dimenticato.

Non posso esortare un anziano con lo stesso atteggiamento che ho verso un mio coetaneo. Maggiore è la differenza d’età, più la faccenda si fa delicata. Bisogna avere molta umiltà per correggere una persona più grande! Ma se è Gesù che me lo indica, io devo farlo, senza rancori o biasimi. Con garbo e gentilezza, ma chiaramente. Sarà Dio a indicarmi le parole da dire e a crearmi il giusto contesto. Il messaggio arriverà sicuramente. Se Dio mi ha scelto per questo tipo di esortazione, devo fidarmi di Lui e ubbidire.

Tutto ciò che facciamo per qualsiasi fratello in Cristo sia fatto con purezza di cuore e di mente. Ricordando sempre che noi siamo Suoi strumenti preziosi.

Rendiamogli onore con la nostra sottomissione e con le nostre parole. Parole d’amore e di fratellanza, non di giudizio e di condanna.

Il Signore continuerà ad usarci, se vede in noi questo atteggiamento. E noi cresceremo sempre più in umiltà, perché sapremo con maggior chiarezza che è Lui a parlare in noi, non per i nostri meriti, ma per la Sua misericordia.

Lode a Dio e ai Suoi santi progetti in noi e per noi. Assecondiamoli  con la sua Carità nel cuore e la sua Sapienza nella bocca. Amen!