Catechesi – COME AL TEMPO DI NOÈ (I)

“E in spirito andò ad annunziare la salvezza anche agli spiriti che attendevano in prigione; essi avevano un tempo rifiutato di credere quando la magnanimità di Dio pazientava nei giorni di Noè, mentre si fabbricava l’arca, nella quale poche persone, otto in tutto, furono salvate per mezzo dell’acqua.” (1 Pietro 3, 19-20)

  • Pietro sta qui spiegando cosa è successo dopo la morte in croce di Gesù. In spirito, il Signore è sceso agli inferi (come dice anche il credo simbolo degli apostoli) ed è andato a predicare (keryssoo, fare l’araldo) agli spiriti definiti ribelli, perché increduli (dal verbo apeitheoo, disobbedire, non prestare fede). Quanto è grande la magnanimità di Dio! Egli fa veramente di tutto per salvare le anime.
  • Ma cosa succedeva ai giorni di Noè? La storia è famosa e nota a tutti: Dio si pente di aver creato gli uomini perché constata che essi operano solo malvagità. E non è solo un problema di azioni: essi sono malvagi nelle intenzioni del loro cuore. Tra tutti, solo Noè viene definito da Dio un uomo giusto, non per qualità particolari umane, ma solo perché è scritto che «camminava con Dio». Prestava attenzione alla voce del Signore e faceva senza indugio tutto quello che gli veniva detto. Questo è un comportamento che ha grande valore agli occhi del Signore, tant’è che in tutto il mondo solo Noè ebbe il privilegio di sapere in anticipo i piani di Dio!
  • Noè viene salvato, ma non per caso, non per il rotto della cuffia. Noè ha scelto di credere all’incredibile, cioè che un cataclisma avrebbe sommerso l’intero mondo! E non solo: ha scelto anche di fare ciò che Dio gli suggerì per scampare al diluvio.
  • Riflettiamo un attimo su quello che ha vissuto Noè in tutto il tempo della preparazione dell’arca. Mesi, forse anni, passavano. Noè non indugiava, era totalmente concentrato sull’obiettivo. È probabile che per dedicarsi alla costruzione avesse cominciato a trascurare i suoi parenti, gli amici, e che questi si fossero risentiti. Noè non faceva tutto da solo, aveva moglie, figli e nuore ad aiutarlo, e forse chi li conosceva avrà pensato che Noè fosse un folle despota che costringeva e segregava la famiglia. Voci cominciavano a circolare nel suo paese, voci non certo lusinghiere.
  • Noè doveva costruire una mega imbarcazione, non un carretto, quindi non poteva occultare la sua opera nel fienile dietro casa. Dovette cercare uno spiazzo immenso, segare migliaia di alberi, allestire i viveri per sé e per gli animali… e non aveva certo le moderne tecnologie da cantiere navale di oggi. Insomma: la sua «follia» era evidente e nota a tutti. Chissà quante volte ha dovuto subire scherni e oltraggi da chi passava dalle sue parti… ma era giusto che l’arca fosse visibile a tutti. Era giusto che Noè impiegasse molto tempo a farla. Non solo per un discorso pratico, ma anche perché così nessuno poteva avere scuse e dire che non aveva visto o sentito!
  • È senz’altro probabile che tutti nel mondo di allora sapessero di questa arca. Non c’era internet, ma le notizie corrono ugualmente veloci come il vento. Quindi nessuno poteva dire di non aver sentito parlare dell’arca o dell’imminente diluvio. Questo ci fa pensare al vangelo. È stato esplicito desiderio di Gesù che la buona notizia si diffondesse per tutto il mondo, tramite la testimonianza di semplici uomini, ritenuti pazzi e ubriachi dai più.
  • Tutti hanno il diritto di udire il vangelo, tutti hanno diritto di sapere che le cose si metteranno male, umanamente parlando, e che solo in Dio c’è salvezza. Salvezza personale e salvezza dell’umanità. Grande è la pazienza di Dio, la sua longanimità (makrothymia), Egli vuole che tutti siano salvati (1 Tim 2,4)…
  • L’obbedienza di Noè ha salvato anche la sua famiglia; essi hanno scelto di credere a ciò che Noè diceva. La moglie, i figli, le nuore non hanno sentito la voce di Dio, ma hanno comunque riposto la loro fede in un luogo sicuro. Ma tutti gli altri? Possibile che in tutta la terra non ci sia stato nemmeno uno che abbia creduto alle parole di Dio? Purtroppo è così, il versetto ce lo dice espressamente. La salvezza era per Noè e per la sua famiglia… ma se qualcuno avesse creduto alle parole di Dio, senz’altro sarebbe scampato al diluvio. Proprio come quegli egiziani che di loro spontanea volontà si unirono agli israeliti liberati dalla schiavitù.
  • Ma cosa facevano tutte queste persone mentre Noè preparava con fede e con cura l’arca? Genesi ci parla di gente che riempie la terra di violenza e malvagità; ma i vangeli (Mt e Lc) ci completano il quadro. Infatti Gesù dice che quando ritornerà sulla terra troverà una situazione identica a quella dei tempi di Noè e di Lot. Le persone mangiavano, bevevano, si sposavano, commerciavano, costruivano, piantavano… insomma facevano cose normali. Anche lecite. Eppure Dio vedeva solo malvagità. Perché? Perché vivevano solo per se stessi. Avevano messo da parte Dio e la Sua volontà. Non Lo cercavano più. Tutto ciò che facevano era solo per tutelare i loro orticelli.
  • C’è molta somiglianza tra questa situazione dei tempi di Noè e quella odierna. Oggi nessuno si preoccupa più di Dio o se lo fa, è solo in modo superficiale. Le parole di avvertimento non sono più ascoltate, sono ritenute cose da film, ma quel che è peggio è che l’unica scialuppa di salvataggio viene ignorata! Ecco perché Gesù si chiede se al Suo ritorno troverà fede sulla terra (Lc 18,8)…
  • Il problema però non è solo degli «altri», del mondo che vive senza Dio. Il problema è anche di coloro che sono chiamati. Noè non ha ignorato gli ordini di Dio, per quanto faticosi o assurdi potessero sembrare. Dio lo ha avvertito perché voleva salvarlo… ma se Noè fosse stato a dormire sugli allori, pensando di scamparla senza metterci del suo?
  • L’opera di Noè è un’opera di fede, perché non è fatta di sua iniziativa, ma è stata fatta secondo le disposizioni di Dio. E si sa: le opere di fede nascono nel segreto del cuore, per diventare poi evidenti e manifeste a tutti. È così che si diffonde il Regno per salvare quanti più possibile…

as in the days of Noah2“Giovanni 10,9: Io sono la porta”