Catechesi – “STRANEZZE” DI DIO

“Allora preso il cieco per mano, lo condusse fuori del villaggio e, dopo avergli messo della saliva sugli occhi, gli impose le mani e gli chiese: “Vedi qualcosa?”. Quegli, alzando gli occhi, disse: “Vedo gli uomini, poiché vedo come degli alberi che camminano”. (Marco 8, 23-24)

  • Siamo a Betsaida. Delle persone (parenti? Amici?) conducono un cieco da Gesù affinché Egli lo guarisca. E Gesù fa un primo gesto importante: porta l’uomo fuori del villaggio.
  • La parola correttamente tradotta come villaggio, cioè koomes, può indicare anche la gente che vive in esso. Quindi il gesto di Gesù non ha tanto una valenza geografica, quanto spirituale e relazionale. Non sappiamo il perché di questa scelta, ma possiamo immaginarlo. Spesso le persone che ci conoscono da sempre e che abitano con noi sono i nostri peggiori nemici perché ci conducono lontano da Dio. Non solo per scelte sbagliate, ma per mentalità del mondo. Chi non vive del soffio dello Spirito difficilmente si vuole staccare dalle proprie consuetudini e mal sopporta i cambiamenti.
  • Gesù ci porta in disparte per sanarci fino in fondo. Vuole che il processo si realizzi come un confronto privato e serrato tra noi e Lui.
  • Questa guarigione, diversamente da altri casi, avviene in due fasi. Il processo non è completo al primo «round», ce ne vuole un secondo. E già questo sembra un’anomalia. Ma l’intero episodio è costellato da stranezze, da gesti, domande ed affermazioni che, se decontestualizzate, risulterebbero incomprensibili.
  • Intanto: perché Gesù guarisce in due fasi? Non certo per Sua mancanza di potenza. Ma poiché tutto avviene per fede, la differita è un modo delicato di Gesù di consolidare la fede dell’uomo prima di procedere alla guarigione completa. Altra ipotesi possibile è che l’uomo non era pronto a vedere la realtà subito nella sua pienezza. Non si tratta solo di un fatto fisico, ma anche spirituale: quante volte Dio ci ha svelato progressivamente la verità su noi stessi, sul nostro passato, sulla nostra situazione familiare… spesso ci vogliono anni perché uno sia pronto a vedere cose che altrimenti lo distruggerebbero.
  • La traduzione italiana usa un eufemismo («dopo avergli messo della saliva sugli occhi») per dire che Gesù sputò sugli occhi del cieco, come dice chiaramente il testo originale. Anche questo ci sorprende, perché di solito sputare in faccia a qualcuno è ritenuto oltraggioso.
  • Il perché di quest’altro gesto particolare ci sfugge, ma non è l’unica volta che la saliva viene usato da Gesù per una guarigione. È un’azione simbolica, che ha suscitato varie ipotesi: un’anticipazione del lavacro del battesimo, una presa di distanza dalle fobie rituali sull’impurità dei farisei… oppure potrebbe trattarsi di un gesto di familiarità e affetto. Infatti Gesù prima sputa e poi impone le mani: ricorda le tante mamme che usano saliva e mani per pulire in emergenza dal visetto dei bimbi sbaffi di penna, macchie di cioccolato, residui di terra…
  • Anche la domanda che poi Gesù fa all’uomo è strana: «vedi qualcosa?». Come se Gesù non sapesse! Ma è ovviamente una frase ad hoc, come le tante domande che fa Dio agli uomini di ogni epoca per farli venire alla luce. Ad esempio, il «dove sei?» rivolto ad Adamo. Le domande di Dio servono affinché l’uomo prenda consapevolezza di cosa gli sta succedendo.
  • Se Gesù non avesse chiesto nulla, forse il cieco si sarebbe accontentato di una guarigione parziale. Non era più totalmente al buio, certo aveva avuto un miglioramento notevole. Ma bastava? Perché accontentarsi di una mezza guarigione quando il Dio dell’universo ti sta toccando? È Lui stesso che desidera sanarci in pienezza!
  • Le mezze guarigioni ci fanno vivacchiare, non vivere. Scambiare uomini per alberi non è un leggero difetto di vista… eppure accade più spesso di quello che crediamo: la gente va da Gesù e poi si accontenta di continuare a vivere una vita mediocre. L’incontro c’è stato, qualcosa è cambiato… ma basta? Per molti evidentemente sì.
  • La vera vista che deve essere guarita è quella spirituale. Il cieco ammette con sincerità che dopo la prima imposizione, vede ancora confusamente. È segno di saggezza e di umiltà. E a quel punto non perde la fiducia, non pensa che Gesù sia un ciarlatano…  continua a stare di fronte a Lui, per farsi guarire fino in fondo.
  • L’ultima «stranezza» dell’episodio è rappresentata dall’affermazione di Gesù, quando rimanda a casa l’uomo dicendogli di non entrare nel villaggio. Sembra una contraddizione. Ma tutto si chiarisce se consideriamo il verbo entrare, eiseimi. Tra i suoi significati c’è quello di alzarsi o farsi avanti per parlare! Quindi evidentemente Gesù sta chiedendo all’uomo di non esporsi con i suoi concittadini.
  • Non è l’unica volta in cui Gesù chiede il silenzio piuttosto che la testimonianza. Ciò è avvalorato dal fatto che Gesù all’inizio conduce l’uomo fuori dal villaggio, lontano da occhi indiscreti o lingue malevole… La testimonianza è utile e preziosa, ma dannosa in certi contesti, con il rischio di gettare perle ai porci!