Catechesi – LIBERI DI RESTARE

“Ma se lo schiavo dice: Io sono affezionato al mio padrone, a mia moglie, ai miei figli; non voglio andarmene in libertà, allora il suo padrone lo condurrà davanti a Dio, lo farà accostare al battente o allo stipite della porta e gli forerà l’orecchio con la lesina; quegli sarà suo schiavo per sempre.” (Esodo 21, 5-6)

  • Una delle prescrizioni della legge data da Dio a Mosè per Israele riguardava i servitori ebrei. La traduzione parla di schiavi, ma il termine ebraico è obed, che significa servitore. Da un punto di vista prettamente sociale all’epoca non vi era distinzione tra servo e schiavo. Ma c’è una grande differenza spiritualmente parlando. Infatti il diavolo mira a renderci schiavi, il Signore invece cerca servitori.
  • Inoltre questo precetto riguardava solo i servitori ebrei e non quelli di diversa etnia. È un dettaglio importante perché è previsto che il servitore ebreo, regolarmente acquistato, lavori solo per 6 anni, e venga poi liberato al 7° anno, senza pagamento di alcun riscatto.
  • Anche noi siamo stati acquistati regolarmente da Dio tramite l’unico mezzo possibile: il Suo sangue prezioso. Dopodiché Egli ci porta nella Sua casa perché da quel momento Gli apparteniamo. Non c’è però alcuna violenza o costrizione in tutto ciò e noi lo sappiamo bene. Infatti anche se siamo ufficialmente a servizio di Dio, in realtà i maggiori beneficiari di questa condizione siamo noi, perché impariamo cosa significa vivere nella casa di Dio. Durante i primi anni dopo la nostra conversione apprendiamo le «regole» di casa, ovvero ascoltiamo la Sua Parola.
  • Ma arriva un anno, simbolicamente il settimo, in cui accade qualcosa: la legge ci consente di venire esentati definitivamente dal servizio. Possiamo andarcene, senza pagare alcun riscatto. Cosa significa?
  • Che siamo cresciuti nello spirito: siamo credenti maturi. I sette anni non sono necessariamente un tempo effettivo, ma indicano un frangente variabile da persona a persona. Il sette rappresenta la completezza umana. Fino al 7° anno di servizio, il nostro discernimento spirituale è pari a quello di un bambino o di un adolescente, e si sa che queste categorie di persone hanno bisogno di guida. La legge infatti è come il pedagogo che custodisce i credenti immaturi fino alla maturità spirituale.
  • Il settimo anno siamo chiamati a scegliere responsabilmente, come adulti nello spirito. Dove vogliamo andare? Cosa vogliamo fare? Ma soprattutto: chi vogliamo servire? Siamo liberi. Liberi di scegliere. Possiamo farlo senza costrizioni, e soprattutto in piena coscienza, perché abbiamo vissuto nella casa di Dio molti anni ed abbiamo imparato a conoscerLo.
  • Maturi e liberi nel Signore possiamo alzarci in piedi e scegliere di rimanere con Dio, se lo vogliamo davvero. Ma attenzione: l’alleanza con Dio non è un contratto a tempo determinato. Se Lo scegliamo sarà per sempre! Infatti il Signore ci vuole sposare!
  • La «strana» cerimonia che è descritta nel versetto è infatti un vero e proprio matrimonio. Il padrone conduce l’uomo davanti a Dio (qui in ebraico è scritto elohim, che è un plurale; significa Dio nei Suoi rappresentanti in autorità, come i giudici o i profeti); dopodiché con una lesina, cioè un punteruolo, il padrone fora l’orecchio all’uomo accostandolo ad un battente o stipite di una porta. Che bella immagine! Proprio come uno sposo, che conduce la sposa all’altare di fronte a Dio e ai testimoni. Poi la introduce in casa, e la loro unione fisica è un segno nella carne che sancisce per sempre l’appartenenza dell’uno all’altra.
  • L’unica porta di accesso alla casa di Dio è Gesù; lo Spirito è la spada che fora il nostro cuore tramite l’orecchio, cioè l’ascolto. Con queste premesse siamo perfettamente equipaggiati per servire il Padre nella Sua volontà. Il nostro servire non sarà quello di uno schiavo, ma quello amorevole di una moglie o di una figlia!
  • All’inizio del nostro percorso, spesso consideriamo Dio come un Padrone; ma con il tempo capiamo che Lui è un Padre amoroso, uno Sposo fedele e santo. Se restiamo nella Sua casa non sarà per obbligo ma per una scelta di amore fatta nella libertà.

maxresdefault“Signore ti offro la mia vita”