Catechesi – AMARE È VIVERE

“Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli. Chi non ama rimane nella morte.”  (1 Giovanni 3, 14)

  • Come verificare se uno è vivo? Se respira, cammina, mangia…? No. Se ama i fratelli. Giovanni non poteva essere più esplicito. Amare è una conseguenza dell’essere vivi, un riscontro pratico di una realtà spirituale. La dimostrazione di ciò che c’è nel cuore.
  • Quando Giovanni scrive «noi sappiamo» usa il verbo oida. Esso significa sapere per aver visto, udito; è un sapere immediato basato su quello che è evidente. È importante questo dettaglio perché conferma che quando uno è vivo nel Signore, le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti.
  • Amare i fratelli è il comandamento di Gesù: «amatevi gli uni gli altri come Io vi ho amato». Il verbo usato è agapaoo, che si differenzia dagli altri modi greci utilizzati per esprimere l’amore o l’affetto, cioè phileoo e epithymeoo. Questi ultimi indicano rispettivamente il voler bene e il bramare, pertanto indicano un attaccamento prettamente umano. Ma agapaoo è diverso. Indica un’intenzionalità dell’amore che va oltre la carne, le preferenze, il desiderio. Li sorpassa tutti, perché è espressione dell’amore  di Dio.
  • Si tratta dell’amore vero, che non vuole la persona amata tutta per sé, ma che si dona totalmente ad essa. La differenza è sottile, ma abissale. L’agape non cerca il proprio interesse, ma unicamente il bene dell’altro. Si concentra totalmente sui reali bisogni e necessità di chi ci è accanto, donandosi senza riserve, «dandosi in pasto», proprio come fa Gesù nell’eucarestia.
  • L’agape non va scambiato per servilismo. Infatti chi ama davvero è libero, non è schiavo di condizionamenti, non fa le cose per dovere o per costrizione. Le fa perché vede il bene dell’altro e si adopera in tal senso. Può essere un servizio materiale o un’esortazione; anche un rimprovero è amore, se fatto nel rispetto e nel vero interesse del prossimo, non nel giudizio. Ma noi come facciamo a sapere di cosa l’altro ha veramente bisogno? Da soli, ricordiamo, non possiamo fare niente. Invochiamo lo Spirito Santo: sarà Lui ad aprirci gli occhi e mostrarci la Via.
  • Giovanni in questo versetto mette in relazione l’amare vero con la vita e il non amare con la morte. È un discorso molto forte, ma è la verità. La Parola è chiara: chi non ama rimane nella morte. Il verbo rimanere è menoo, che significa anche stare fermo, perseverare, resistere. Non è un rimanere passivo, ma intenzionale: chi non ama ha deciso di non farlo.
  • Precisiamo: senza Dio siamo tutti indistintamente incapaci di amare. Ma un conto è rendersene conto e affidare a Dio la propria incapacità, un conto è rifiutarsi di farlo.
  • Chi non ha mai incontrato Dio ama di un amore carnale, fatto solo di desiderio, di affetto umano. Però è anche vero che molto spesso le persone che giudichiamo lontane da Dio ci sorprendono con gesti di amore vero e generosità puri. Questo perché ognuno ha il proprio grado di conoscenza di Dio, che non impedisce allo Spirito di lavorare nei cuori. Ad esempio: un uomo è lontano dalla chiesa, non è molto interessato alle cose di Dio; però sacrifica la sua intera vita per amore di una figlia inattesa. Non fugge lontano, ma le rimane accanto. C’è vero amore in qualcuno che dona tutto se stesso per il bene di un altro.
  • Noi che diciamo di aver conosciuto Dio dovremmo mostrare questo amore agape… eppure molte volte non è così. Perché?
  • Per capirlo dobbiamo prendere in considerazione alcuni elementi del versetto. Ad esempio il verbo metabainoo, utilizzato per indicare che «siamo passati dalla morte alla vita». È coniugato nel tempo perfetto, che in greco indica un’azione fatta e conclusa nel passato, anche se i suoi effetti sono visibili nel presente. Se siamo in Cristo, allora siamo morti e risorti con Lui. La morte e resurrezione di Gesù sono eventi passati, ma sono un dato di fatto e noi possiamo appropriarcene per fede. Quando lo facciamo, la vita di Cristo scorre veramente in noi e tramite noi verso gli altri. Gli effetti di quelle azioni passate continuano ad essere visibili nel nostro presente.
  • Metabainoo significa passare da un luogo a un altro, da uno stato a un altro. E infatti così è: si passa dalla morte alla vita, cioè… si risorge! Non un giorno… adesso, se crediamo. A chi consacreremo il resto del tempo che ci è dato su questa terra? A noi stessi o a Dio? Questo fa veramente la differenza tra rimanere nella morte o risorgere fin d’ora.
  • Pensiamo spesso che Gesù è morto per noi, per espiare i nostri peccati. Ma quasi mai riflettiamo sull’importanza del fatto che Gesù è anche risorto per noi. L’ha fatto per trasmetterci la Sua potenza vitale, che ci consente di vivere una vita santa e in Lui.
  • Molti invece accettano il vangelo solo a metà. Per ignoranza, per paura, per comodità. La morte espiatoria di Gesù è solo metà dell’opera di Dio sul calvario, e credere solo ad essa è incompleto. Dio è morto al nostro posto, ma poi non ci ha lasciati soli in balìa del mondo; ci ha donato il Suo Spirito, proprio quello che ha risuscitato Gesù dai morti (Rm 8,11)!
  • Credere alla morte espiatoria di Gesù è davvero una bella notizia, ma se ci si ferma qui è perché vogliamo solo avere i benefici della salvezza senza accettare l’impegno o la responsabilità. Andiamo da Dio solo per «arraffare» senza mai donare noi stessi per il Regno.
  • Dio può strapparci dalle nostre tombe, ma molte volte noi non vogliamo lasciarle ed alzarci! Ad esempio, quando ci rifiutiamo categoricamente di perdonare qualcuno. Sembra assurdo dirlo, ma di fatto non vogliamo vivere. Vivere davvero s’intende, vivere in pienezza cioè risorgere. E questo è possibile solo in Dio.
  • Ecco perché Giovanni scrive che chi non ama rimane nella morte. Perché amare è vivere. Comporta sofferenza, sacrificio, impegno, responsabilità… e noi spesso siamo spaventati da queste cose, vogliamo nasconderci, non essere feriti, non essere disturbati.
  • Amare è l’evidenza pratica di essere vivi nello spirito. Amare è sempre il risultato di un incontro, il nostro con Dio. L’amore per i fratelli è il frutto dell’amore tra noi e Dio, come fosse un «figlio» che nasce dall’intimità tra lo Sposo e la sua sposa.
  • Lo Sposo Gesù è sempre pronto a dare la Vita; ci chiama dalle nostre tombe, dai nostri deserti di sterilità per incontrarci nell’intimità. E noi? Ci desteremo al Suo richiamo, dicendo sì e contribuendo a generare la Vita? Oppure ignoreremo i Suoi inviti e rimarremo nella morte?

7dd8522eabe4ed42e55816e8cfa53317“1 croce + 3 chiodi = perdonato” (gioco di parole)