Catechesi – IN QUESTO STA L’AMORE

“In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati.” (1 Giovanni 4, 10)

  • Amore: parola inflazionata. Ma Dio ci viene in soccorso e ci insegna il vero significato e senso delle cose. Noi siamo convinti di sapere cosa vuol dire amare, ma ne siamo sicuri?
  • L’affermazione del versetto non lascia adito a dubbi: «in questo sta l’amore». Quindi quello che segue non è contestabile. Dio ci ha amato e ha mandato Suo Figlio per noi. Non diamolo per scontato, perché è un Dono grandissimo.
  • Il versetto di riferimento non ci dice cosa o chi è amore; Giovanni lo specificherà solo qualche versetto dopo (v.16), quando afferma che «Dio è amore». Ma non si può capire che Dio è amore se prima non ci siamo soffermati sul reale significato di «in questo sta l’amore». Giovanni prima spiega come l’amore si manifesta, come si concretizza. Ci fa capire una verità grandissima partendo da un esempio pratico; è come spiegare cosa è il vento partendo dal muoversi delle foglie.
  • L’amore non è solo una questione di parole, anzi è soprattutto una questione di fatti. E il «fatto» più eclatante di tutti è che il Padre ha inviato il Figlio tra noi. Quindi una presenza, un’azione concreta. Dio non si è limitato a dirci che ci ama, l’ha dimostrato abbondantemente.
  • Anche nel nostro limitato livello umano noi sappiamo che se qualcuno dice di amarci, e poi ci trascura o ci tradisce, non ci ama davvero. Invece chi ci ama nei fatti dimostra chiaramente il suo interesse per noi. Può non dirci mai le parole «ti amo», ma noi non avremmo dubbi.
  • La missione di Gesù non si è esaurita nel guarire, liberare, convertire, ma ha trovato compimento nella morte in croce. Dio non poteva dare più chiara dimostrazione e dichiarazione di amore nei nostri confronti! Eppure molti ancora chiedono un segno…
  • Gesù è venuto come espiazione (ilasmos) per i nostri peccati. Peccato in greco è amartion, che ha molteplici significati tra cui delitto, colpa, difetto, misfatto, sbaglio. Insomma, c’è tutto il campionario. Dio non ha trascurato niente con la Sua salvezza.
  • La Scrittura ribadisce anche una cosa importante: «non siamo stati noi ad amare Dio». Non potrebbe essere più chiaro. L’amore non è un prodotto o un’invenzione umana. Anche quando ha come destinatario la Persona più Santa e Grande che esista, potrebbe non essere vero amore.
  • In ogni parte del mondo, tutti i popoli anelano a Dio, lo cercano. Esistono centinaia di religioni, pseudofilosofie, santuari, luoghi di culto… miriadi di modalità di esprimere amore e devozione. Ma è vero amore?
  • Non si discute sulla sincerità della ricerca, ma uno può sbagliare strada anche se è in buona fede. Non ci riferiamo solo a buddisti o induisti, ma anche a molti sedicenti cristiani che dicono di amare Dio ma in realtà sono ingannati. Infatti se pensiamo di dare amore a Dio con le nostre iniziative, i nostri sforzi, le nostre devozioni… siamo in errore.
  • Ma allora se l’amore si dimostra con i fatti, perché il nostro contributo nei confronti di Dio è trascurabile o non è considerato amore vero? Perché le nostre devozioni o i nostri sforzi non hanno valore ai Suoi occhi? Perché il vero amore ha origine solo in Dio, non in noi stessi. Possiamo essere persone devote, avere a cuore le cose sacre, essere attratti da Gesù, avere affetto filantropico… ma questo non è Amore. Non è l’agape.
  • L’agape viene solo da Dio ed è come una cascata d’acqua: l’unica cosa che possiamo fare è avvicinarci e lasciarci travolgere e rinfrescare da ciò che viene dall’alto. Possiamo lodare e ringraziare Dio per tutto il Suo amore, inebriarci in esso, ma non possiamo ricambiarlo, dandoGli amore umano. Sarebbe come voler lanciare acqua dal basso della cascata verso l’alto con un secchio! È assurdo!
  • L’acqua scorre seguendo la forza di gravità, quindi va sempre dall’alto verso il basso. Cercare di andare contro la forza di gravità è possibile, ma solo a prezzo di sforzi che ci sfiancano e che sono del tutto inutili per Dio. Non dobbiamo cercare di piacerGli… Lui ci ama già, esattamente come siamo! Vogliamo esserGli graditi? Allora andiamo sotto la cascata del Suo amore, lasciamoci travolgere!
  • Dio sa bene che siamo creature limitate, perciò, quando ci chiede di dare amore è sempre e solo dopo aver attinto alla Sua cascata. La conferma arriva proprio nel versetto successivo (v.11): «Carissimi, se Dio ci ha amato, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri».
  • Il verbo «dovere» in questo caso è ofeiloo. E’ interessante, perché significa anche “essere debitore”. Giovanni sta dicendo che i nostri gesti di vero amore non sono sforzi, sono semplicemente: colmare i debiti  e le mancanze che scorgiamo nel nostro prossimo, attingendo alla cascata di Dio. La conferma ce la dà anche Paolo in Rm 13,8, quando esorta a non avere debito con nessuno se non quello di un amore vicendevole.
  • E come si colmano queste lacune, questi debiti nel nostro prossimo? Con esortazioni, correzioni, supporti materiali e morali. A seconda di ciò che lo Spirito ci suggerisce. Ma attenzione: non possiamo rifondare questi «debiti» con le nostre risorse o capacità.
  • Noi possiamo solo attingere acqua dalla cascata e portarla a chi ne ha bisogno. È questo il senso dell’amore cristiano. Ogni altra strategia utilizzata è solo umana e quindi limitata, finita, mancante.
  • Dall’immagine della cascata comprendiamo anche che il nostro contributo non è risolutivo. Possiamo infatti attingere acqua per gli altri finché essi non sono in grado, ma non dobbiamo farlo per sempre. Altrimenti il nostro prossimo finirà per dipendere da noi e non dal Signore. Invece lo scopo è avvicinare gli altri alla cascata affinché essi attingano e godano autonomamente di un rapporto personale con Dio.
  • Così facendo, ameremo Dio veramente. Quello che il nostro cuore anelava, quello che erroneamente cercavamo di fare con vani sforzi, ora si concretizza nel servire il prossimo. Anche se a noi non sembra. Ma Gesù stesso ci svela che Lui si cela dietro le sembianze del prossimo: «ogni volta che avrete fatto queste cose… l’avete fatta a Me».

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