Ascoltare e partorire

Fermarsi un istante e ascoltare il prossimo fa sì che noi compiamo il nostro dovere quotidiano e che capiamo molto di più degli altri di quanto faremmo se li ricoprissimo di tutte le nostre inutili chiacchiere.

Ascoltare significa vedere il cuore dell’altro: consolare se ce n’è bisogno, consigliare, oppure decidere di non tenere conto di nulla, quando notiamo che non ne vale la pena.

Ascoltare una persona ci permette di conoscerla nel Signore. Questo è un privilegio e una responsabilità al tempo stesso. Di cosa siamo responsabili? Di rimanere in Lui.

Se noi parliamo con una persona, essa ci mostra se stessa e noi, con Lui accanto, vediamo il suo cuore. Quello che diremo assume quindi un grande significato: risponderà il nostro io o Dio in noi?

Fratelli, il Signore sa perfettamente che non siamo senza macchia, ma una cosa sola dobbiamo capire: non viviamo più per noi stessi, e ciò che esce dalla nostra bocca deve essere in Lui, se non vogliamo sprecare un’ottima occasione di evangelizzazione.

* Giacomo 3: 1Fratelli miei, non vi fate maestri in molti, sapendo che noi riceveremo un giudizio più severo, 2poiché tutti quanti manchiamo in molte cose. Se uno non manca nel parlare, è un uomo perfetto, capace di tenere a freno anche tutto il corpo. 3Quando mettiamo il morso in bocca ai cavalli perché ci obbediscano, possiamo dirigere anche tutto il loro corpo. 4Ecco, anche le navi, benché siano così grandi e vengano spinte da venti gagliardi, sono guidate da un piccolissimo timone dovunque vuole chi le manovra. 5Così anche la lingua: è un piccolo membro e può vantarsi di grandi cose. Vedete un piccolo fuoco quale grande foresta può incendiare! 6Anche la lingua è un fuoco, è il mondo dell’iniquità, vive inserita nelle nostre membra e contamina tutto il corpo e incendia il corso della vita, traendo la sua fiamma dalla Geenna. 7Infatti ogni sorta di bestie e di uccelli, di rettili e di esseri marini sono domati e sono stati domati dalla razza umana, 8ma la lingua nessun uomo la può domare: è un male ribelle, è piena di veleno mortale. 9Con essa benediciamo il Signore e Padre e con essa malediciamo gli uomini fatti a somiglianza di Dio. 10È dalla stessa bocca che esce benedizione e maledizione. Non dev’essere così, fratelli miei! 11Forse la sorgente può far sgorgare dallo stesso getto acqua dolce e amara? 12Può forse, miei fratelli, un fico produrre olive o una vite produrre fichi? Neppure una sorgente salata può produrre acqua dolce. 13Chi è saggio e accorto tra voi? Mostri con la buona condotta le sue opere ispirate a saggia mitezza. 14Ma se avete nel vostro cuore gelosia amara e spirito di contesa, non vantatevi e non mentite contro la verità. 15Non è questa la sapienza che viene dall’alto: è terrena, carnale, diabolica; 16poiché dove c’è gelosia e spirito di contesa, c’è disordine e ogni sorta di cattive azioni. 17La sapienza che viene dall’alto invece è anzitutto pura; poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, senza parzialità, senza ipocrisia. 18Un frutto di giustizia viene seminato nella pace per coloro che fanno opera di pace.

La nostra lingua è ciò che dobbiamo salvaguardare di più. Essa è fonte di benedizione e di prodigio, e il Signore certo non gradisce che noi ci contaminiamo con il mondo. La nostra lingua deve servire a dichiarare quanto vediamo per fede, senza timore. Ogni volta che cediamo al pettegolezzo o ai nostri desideri umani, perdiamo una possibilità preziosa. Ne vale la pena?

Il nostro compito è quello di dare la vita, non la morte. E noi diamo la morte, se portiamo noi stessi nelle conversazioni che Dio ci fa condurre. Noi dobbiamo dare il Signore e non noi stessi, dobbiamo partorire Lui e non il nostro misero io.

Noi pensiamo al partorire come un gesto fatto dal bacino in giù, invece il partorire è un gesto dal cuore in su. Si partorisce dal cuore, non dal bacino.

* Matteo 12, 50: Chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre.