Catechesi – PACE CON SE STESSI

“Il regno di Dio infatti non è questione di cibo o di bevanda, ma è giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo” (Romani 14, 17)

  • Di fronte a eventi tragici, guerre, malvagità, è normale che tutti anelino ad una realtà migliore. Anche chi non è credente aspira ad un mondo senza soprusi; però poi mette in campo iniziative errate, perché senza Dio si finisce sempre per far prevalere la violenza e la morte.
  • Noi cristiani abbiamo una speranza meravigliosa: il ritorno di Cristo a sistemare ogni cosa. Ma ne siamo veramente convinti, o ci basta che il nostro orticello non sia devastato? Purtroppo questo è il massimo a cui molti uomini, anche credenti, aspirano. Vita comoda, senza traumi o problemi… una specie di piano pensionistico. Ma la vita dei primi cristiani non è stata affatto così! Quindi la nostra idea di cristianesimo è senz’altro da rivedere.
  • Gesù ritornerà, è un dato di fatto. Ma il regno di Dio non comincerà da quell’istante. Il regno di Dio è già in mezzo a noi, ed è proprio Gesù che lo dice (Lc 17,21). Molti contestano questo fatto perché osservano solo i mali del mondo; ma stanno rivolgendo lo sguardo dalla parte sbagliata. Ogni credente è avamposto del regno di Dio in  terra, quindi il regno di Dio si instaura in noi!
  • La preghiera del Padre nostro, «venga il tuo regno», mira proprio a questo in primis. Se l’autorità e la volontà del Padre non si compie in noi, come possiamo pretendere che si estenda intorno a noi? È facile sguainare la Parola di Dio come fosse un macete per spianare ogni essere vivente che ci circonda, ma il risultato è devastazione, non un giardino fiorito. Il nostro essere cristiani ci spinge verso gli altri, ma se prima non abbiamo pacificato il nostro cuore finiremo per fare danno.
  • Il primo importante passo è avere pace con Dio in Gesù Cristo. Nessuno arriva al Padre se non per mezzo di Gesù. Questo garantisce pace alla nostra coscienza e vivifica il nostro spirito. Dopodiché è importante che quanto indicato dalla Parola di Dio si realizzi nella nostra vita e ciò avviene solo tramite la nostra attiva collaborazione e volontà. Un regno è tale se ciò che viene promulgato dal Re viene poi diffuso ed applicato in tutto il suo territorio.
  • Il territorio del regno di Dio siamo noi! È la nostra persona intera. È su di noi che dobbiamo vigilare, affinché la Parola di Dio si realizzi e non ci venga derubata dal maligno, che sempre fa leva sul nostro uomo carnale, per portarci nella direzione sbagliata.
  • Quante volte nella realtà vediamo nazioni divise, perché il popolo si divide in fazioni, crea guerre civili, si ribella al potere costituito. Anche nelle cosiddette “nazioni democratiche” non si rispetta quasi mai il volere della maggioranza, ma sempre si trovano gruppi di dissidenti che ostaggiano il governo legalmente eletto. È tutta una guerra, ovunque. L’alternativa umana per «unificare» e sedare ogni rivolta è la tirannide.
  • Ma il regno di Dio non è intaccato dal male, come la realtà umana. Intanto è un regno, quindi vige una gerarchia e il principio di autorità. Non è una democrazia. C’è un Capo e da Lui provengono le direttive. Questo è davvero riposante: non dobbiamo arrovellarci, ma solo eseguire. La garanzia è che il nostro Re non è inquinato da sete di potere e volontà di dominio, ma è un Re giusto, misericordioso e saggio. Non ci chiederebbe mai cose che sono per il nostro male.
  • Il regno di Dio si instaura in noi quando vi aderiamo con tutti noi stessi, cioè quando moriamo al nostro uomo vecchio. Esso rappresenta la carne, che ha desideri contrari allo Spirito e sempre tende verso la morte, mai verso la Vita.
  • La carne non è solo il nostro corpo, con appetiti o desideri, ma anche la nostra anima con sentimenti disordinati, mentalità mondana e volontà ostinata o debole. Tutto questo va messo a morte e poi sottomesso alle direttive dello Spirito. Solo così potremo avere una volontà allineata a quella di Dio, una mente rinnovata con i pensieri di Dio e sentimenti ordinati in Cristo Gesù.
  • Il regno di Dio in noi sussiste quando la Parola di Dio è accolta e messa in pratica, cioè quando i decreti del Re sono promulgati ed applicati. Questo ci spiega il versetto di riferimento: il regno di Dio è giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo.
  • Giustizia infatti è dikaiosyne: significa anche rettitudine e giustificazione. Entrambi ci ricordano che nessun uomo è considerato giusto, a meno che non abbia accolto il sacrificio di Cristo e a meno che non agisca secondo le direttive di Dio.
  • La conseguenza della giustizia in Cristo è la pace. Pace con Dio, perché c’è già Chi ha pagato per i nostri peccati; pace con noi stessi, perché quando agiamo rettamente ogni cosa in noi si placa. È proprio la pace il discriminante per verificare se abbiamo camminato secondo lo Spirito o secondo la carne. Quanto facciamo è nel Signore solo se da ciò ne deriva la pace, che non è soddisfazione, ma un «io» che muore per vedere risorgere Dio in noi. La distinzione tra pace e soddisfazione è sottile ma importante. Possiamo anche fare azioni caritatevoli, ma se non sono richieste o ispirate da Dio contribuiscono a gionfiare il nostro io, non a metterlo a morte! Quindi: c’è pace quando il nostro io muore; c’è soddisfazione quando il nostro io si gonfia e si vanta.
  • In effetti il termine «pace» è usato a proposito di decessi («riposi in pace») o di guerre sedate. La guerra è dentro di noi, tra carne e Spirito, quando dobbiamo decidere a quale volontà aderire. La pace è in noi quando il nostro io muore.
  • Dio sa bene cosa comporta la battaglia tra carne e Spirito, perché l’ha combattuta prima di noi, nel Getsemani. Volontà umana o quella del Padre? Carne o Spirito? Gesù ha pregato e resistito perché nella Sua anima umana si profilava la tentazione di mollare tutto. Gesù è stato tentato come noi in ogni cosa! Ma il peccato non ha mai prevalso in Lui.
  • La pace è la fine definitiva delle ostilità, ma si instaura solo quando il nostro io è sconfitto. In questa pace non ci sono compromessi, come avviene nei trattati di pace umani. O Dio in noi vince, o viene soffocato. O la vita di Dio trionfa o si spande la morte.
  • Non dobbiamo avere paura della morte del nostro io; cioè non dobbiamo temere di fare la volontà del Padre. Perché se l’io è sconfitto, vince Dio; e la Vita che Egli porta è vita di resurrezione! Mentre se trionfa il nostro io, trionfa la morte spirituale, e non c’è condizione peggiore di essa.
  • Da tutto ciò comprendiamo perché l’ultimo elemento caratterizzante il regno di Dio è la gioia. Essa sgorga da un io sconfitto, pacificato nella volontà di Dio. Non c’è gioia più grande. I trionfi umani danno euforia, ma non sono costanti e finiscono subito in delusione. Un io che trionfa non è una vera vittoria, ma solo l’esibizione di un gradasso destinato a finire male. Invece i grandi eroi sono quelli che hanno combattuto con onore, che hanno dato la vita per la causa giusta. Non c’è gioia più grande di essere soldati di Cristo!