Catechesi – LA PORTA STRETTA

“Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, vi dico, cercheranno di entrarvi, ma non ci riusciranno.” (Luca 13, 24)»

  • Sia Luca che Matteo riportano questo breve, ma denso, insegnamento di Gesù. Matteo è più ricco di parole, parla sia di porta stretta che di via angusta; illustra anche il loro contrario, cioè porta larga e via spaziosa che conducono alla perdizione (apooleia, cioè rovina, spreco: di doni, di grazia, di benedizioni).
  • Tutti conosciamo questi famosi brani del vangelo, ma forse qualcosa ci sfugge. Intanto ricordiamoci che sono scritti per i cristiani. I «pochi» che trovano la porta stretta e i «molti» che si incamminano per la porta larga (vedi Mt) non sono, rispettivamente, i credenti e i non credenti. Siamo tentati di pensarlo, ma un confronto con Luca ci mostra chiaramente che non è così.
  • Infatti, i «molti» che non riescono ad entrare tuttavia cercano (zeteoo) di farlo: vuol dire che ci tengono, almeno in teoria. Un non credente non proverà ad entrare nel Regno, perché non è interessato a farlo. La conferma è proprio nel verbo greco zeteoo: implica interesse, aspirazione, desiderio di conoscere. Non è un cercare a tempo perso, ma una vera e propria dedizione. Eppure… non basta.
  • I «pochi» e i «molti» sono quindi tutti credenti, ma c’è qualcosa che li distingue. Malgrado l’interesse, molti non ce la fanno ad entrare. Perché?
  • Intanto precisiamo: Dio non fa il “buttafuori” all’ingresso, scegliendo alcuni e allontanando altri aribitrariamente. I credenti sono tutti dei chiamati; ma poi è fondamentale la risposta. Riuscire a passare per la porta stretta è una questione personale, dovuta alle scelte di ciascuno. Ecco la vera differenza fra i due gruppi. Non è sufficiente l’aspirazione ad entrare, per quanto grande essa sia. Sono le giuste scelte concrete che danno forza per entrare.
  • Infatti Gesù dice «sforzatevi». Essere cristiani non vuol dire appartenere ad una corrente filosofica, ma donare la propria vita a servizio della volontà di Dio. Il verbo usato è agoonizomai, da cui in italiano agonia e agone; significa lottare, combattere. Vuol anche dire contendere in giudizio, disputare. Insomma: qualunque cosa facciamo o diciamo, siamo in guerra spirituale. Contro il demonio, e anche contro il nostro io. È lui che dobbiamo mettere a morte, se vogliamo seguire Cristo.
  • Mettere a morte l’io è entrare dalla porta stretta. Per capire, pensiamo a quei giochi per bambini in cui lo scopo è far passare un oggetto dal buco con la forma corrispondente. L’oggetto sagomato a cuore nella cavità a cuore, il quadrato nella cavità quadra e così via. Per quanto ci si sforzi, non si riuscirà a far passare il quadrato dal buco a cuore o viceversa! L’unico modo è rimpicciolire quell’oggetto. Come? Attraverso un processo doloroso e poco piacevole. Si smussano le parti spigolose, si tagliano quelle sporgenti… si lima e si accorcia finché l’oggetto perde la sua forma originaria. Dopo ciò, l’oggetto è irriconoscibile, ma è finalmente piccolo abbastanza per passare dalla fessura desiderata!
  • Ecco perché molti non riusciranno ad entrare: perché non saranno disposti a perdere la loro forma originaria, cioè il loro io. Un oggetto a cuore potrà anche desiderare fortemente di passare dalla fessura quadrata, ma se non si lascia smussare non vi passerà mai!
  • Un altro esempio che ci aiuti a capire può essere il seguente. Un uomo prega con fervore perché è stato salvato e desidera con tutto il cuore servire Dio. A parole, è disposto a fare qualsiasi cosa. Poi un giorno sente chiaramente che il Signore lo sta chiamando a fare proprio ciò che mai si sarebbe aspettato. Questa richiesta cozza contro ogni parte carnale dell’uomo. Il suo io protesta, geme, fa resistenza. Niente di strano, è normale. Ma cosa deciderà questo credente?
  • Se sceglierà di fare quanto richiesto, il suo io morirà e l’uomo diverrà piccolo abbastanza da poter entrare per la porta stretta. Questo è vero sacrificio: è fatto secondo la volontà di Dio e in esso non c’è vanto, solo obbedienza. Al contrario, se l’uomo sceglierà di non fare quanto chiesto, il suo io prenderà forza, conducendolo sulla via larga e comoda della lontananza da Dio.
  • Il verbo usato nel versetto per dire che molti non riusciranno (potranno, in altre versioni) ad entrare è ischyoo. Significa essere forte, potere, avere forza, riacquistare forza. Non è solo un discorso di vigore fisico, ma anche spirituale, di autorità nel Signore, e perfino di fertilità (da ischys). Chi si sforza per passare dalla porta stretta non perderà le proprie energie, al contrario le acquisterà e moltiplicherà, perché quando si è sulla strada del Signore Egli accresce il nostro vigore con la Sua potenza. Avremo autorità in Cristo e saremo fertili perché cammineremo sulla via della vita (cfr Mt 7,14).
  • Al contrario, chi non lotta per entrare e dunque rimane fuori, consegnerà tutto il suo vigore al proprio io della carne; questa condizione lo priverà di autorità, lo renderà stanco e sterile nello spirito. Per riassumere: chi perde la propria vita per Cristo, la guadagna; chi vorrà tenerla per sé, la perderà.
  • La porta stretta è, come tutte le porte che si rispettino, fissa. Non si muove lungo la parete per venire incontro a chi vuole attraversarla, né muta le proprie dimensioni per adattarsi. È vero semmai il contrario: chi davvero vuole passare, la raggiungerà e si farà piccolo piccolo. Gesù è la porta stretta del regno perché Egli è Parola di Dio: eterna, immutabile, stabile per sempre. Siamo noi che dobbiamo farci conformi al vangelo, non il contrario!

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