Catechesi – ACQUA DALLA ROCCIA

“Il Signore disse a Mosè: “Passa davanti al popolo e prendi con te alcuni anziani di Israele. Prendi in mano il bastone con cui hai percosso il Nilo, e va’! Ecco, io starò davanti a te sulla roccia, sull’Oreb; tu batterai sulla roccia: ne uscirà acqua e il popolo berrà”. Mosè così fece sotto gli occhi degli anziani d’Israele.” (Esodo 17, 5-6)

  • Siamo a Refidim. Come spesso accadde durante il viaggio nel deserto, Israele si sta lamentando perché non c’è acqua da bere. Le mormorazioni sono quasi pane quotidiano, ora a causa del cibo, ora a causa dell’acqua e per mille altri motivi. Mosè è il bersaglio «visibile» delle lamentele, ma in realtà Israele mormora contro Dio. Ogni tappa è una prova di fede, ma il popolo le fallisce tutte.
  • Poco prima (Es 16) il Signore ha dato un cibo miracoloso al Suo popolo: la manna. Come può Israele pensare che Dio non provvederà anche all’acqua? Sembra assurdo, eppure le mormorazioni continuano. Questo brano ci insegna ad avere sempre fede in Dio, e nasconde una verità che può essere compresa solo alla luce del vangelo.
  • Riguarda il modo particolare in cui Dio dona acqua a Israele. Il Signore dà precise istruzioni in merito, e Mosè le esegue fedelmente. Esse sono: Mosè deve passare davanti al popolo; poi deve prendere con sé alcuni anziani. Dopodiché deve colpire la roccia.
  • C’è molta differenza con il dono della manna, che piove dal cielo e viene raccolta direttamente dal popolo. Dio avrebbe potuto benissimo far sgorgare l’acqua in mezzo al popolo, come una sorgente di oasi; o perfino farla piovere. Ma la procedura che sceglie è altamente simbolica ed è comprensibile solo in relazione a Cristo.
  • Mosè è il mediatore della vecchia alleanza, così come Gesù lo è di quella nuova ed eterna. Pur nella sua limitatezza umana, Mosè è sempre stato sulla breccia in favore di Israele, anche quando il popolo pecca gravemente o quando continua a irritare Dio con la sua incredulità. Non è forse quello che, in modo perfetto e completo, ha fatto Cristo sul calvario? Si è messo tra noi e la giusta ira di Dio. Ha accettato di essere punito al posto nostro. Ci ha donato ciò di cui avevamo bisogno anche se non ce lo meritavamo affatto.
  • Mosè che passa davanti al popolo con il suo bastone in mano è figura di Cristo che sfila per le vie di Gerusalemme con il legno di croce. Infatti Dio precisa a Mosè di prendere in mano proprio il bastone con cui ha percosso il Nilo: figura del legno di croce con cui Cristo ha schiacciato satana, che ci teneva schiavi!
  • La presenza degli anziani del popolo è anch’essa simbolica: la scrittura precisa che il prodigio dell’acqua che sgorga avviene «sotto gli occhi degli anziani di Israele». Sono dei testimoni prescelti, sono le guide delle tribù; rappresentano proprio quegli anziani, quei sacerdoti e scribi per mano dei quali Gesù soffrirà. Lo dice Gesù stesso nella profezia della Sua passione.
  • Fin qui, ogni atto di Mosè lo rende l’alter ego di Cristo nel vecchio testamento. Ma quando si tratta di far sgorgare acqua, nessuno può prendere il posto di Gesù. E infatti, il Signore dice a Mosè: ” Io starò davanti a te sulla roccia”! Mosè deve colpirla e ne uscirà acqua: così avviene. Anche Paolo conferma questa verità ricordando che tutto Israele bevve la bevanda spirituale, sgorgata dalla «roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era il Cristo» (1 Cor 10, 1-5).
  • Soffermiamoci su questa scena. Agli occhi umani, Mosè sta semplicemente colpendo una roccia con un bastone. Ma se guardiamo con lo spirito, vedremo ben altro. Vedremo Gesù trafitto da Mosè! L’acqua non può sgorgare se la roccia non viene colpita. Ovvero: il sangue che ci salva non può essere effuso se Gesù non viene trafitto sulla croce! La conferma è in Giovanni. Gesù viene trafitto da una lancia e «subito ne uscì sangue ed acqua».
  • Il pensiero che Mosè abbia colpito Gesù ci fa strano, ma non dovrebbe. Per vari motivi.
  • Primo: Mosè rappresenta la Legge. Essa non può salvare; serve per prendere consapevolezza del peccato e stabilisce la punizione: la morte. Sul calvario Gesù ha preso il posto di tutti noi ed è stato colpito dalla mano della Legge per le nostre trasgressioni.
  • Secondo: tutti noi abbiamo contribuito ad inchiodare Gesù alla croce. I soldati romani lo hanno fatto materialmente, ma chi ha gridato a Pilato «crocifiggilo»? I Giudei, il popolo eletto. E noi, che viviamo in una diversa epoca, non possiamo comunque sentirci innocenti o dire che noi avremmo agito diversamente. Pensarlo è presunzione, perché Gesù è morto per i nostri peccati. La verità è che anche noi L’abbiamo colpito. Anche noi abbiamo spinto chiodi, messo corone di spine, flagellato.
  • Certo, questo pensiero ci strazia il cuore, adesso che abbiamo incontrato e conosciuto Gesù. Ora amiamo e adoriamo le Sue piaghe, le vorremmo lavare con le nostre lacrime e fasciare con il nostro abbraccio. Desideriamo baciare quelle mani e quei piedi forati. Ma ora proviamo queste cose solo perché quel giorno Gesù è morto per noi e ha effuso acqua viva!
  • Con grande amore Egli ci guarda dalla croce, non con condanna. Ci spiega che la croce è necessaria, non accessoria. Non c’è altro modo per essere salvati, non c’è un’alternativa, e ci dice di smettere di cercarla. Non possiamo salvarci da soli, abbiamo bisogno di un Salvatore. Dobbiamo adorare ed accettare la croce, non sperare che essa sparisca, altrimenti siamo come Pietro che pensa secondo gli uomini e non secondo Dio, e si prende l’appellativo di «satana»…
  • La croce è scandalo per coloro che pensano di essere buoni abbastanza da poter stare con Dio facendo a meno di Gesù. Il rimedio è uno solo: vedersi per quello che si è. Dei trafittori. Quando saremo pronti per accettare questa verità, scopriremo ciò che ha provato il centuriore che ha trafitto il costato di Gesù e poi l’ha proclamato Figlio di Dio. È stato come aprire la porta della misericordia di Dio.
  • La conferma ci viene da Zaccaria 12,10, citato proprio da Giovanni nel suo vangelo dopo lo squarcio nel costato di Cristo: «Riverserò sopra la casa di Davide e sopra gli abitanti di Gerusalemme uno spirito di grazia e di consolazione: guarderanno a colui che hanno trafitto. Ne faranno il lutto come si fa il lutto per un figlio unico, lo piangeranno come si piange il primogenito». Quando guarderemo Gesù in croce e riconosceremo di averLo trafitto, non avremo la condanna di Dio, anzi! Tutto il contrario! Riceveremo uno spirito di grazia e di consolazione. Sapremo con totale certezza che siamo stati perdonati!
  • Zaccaria 13,1 infatti prosegue: «In quel giorno vi sarà per la casa di Davide e per gli abitanti di Gerusalemme una sorgente zampillante per lavare il peccato e l’impurità». Eccola, la conferma profetica del versetto da cui siamo partiti. La Roccia è stata colpita, l’acqua viva è sgorgata. Siamo salvi in Cristo Gesù. Amen.

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