Catechesi – INVITO ALLA VIGILANZA

“Per questo sta scritto: “Svégliati, o tu che dormi, déstati dai morti e Cristo ti illuminerà”. (Efesini 5, 14)

  • Non è chiaro a quale testo Paolo fa riferimento in questo versetto; i più pensano che si tratti di un frammento di inno battesimale. Non è una citazione della scrittura dell’antico testamento, nonostante la traduzione «sta scritto». In effetti il testo greco dice leghei, “è detto”. Quindi si tratta di qualcosa tramandato oralmente.
  • Spesso Paolo o gli evangelisti riportano brani dell’antico testamento per confermare quanto scrivono, per dimostrare che la Legge e le profezie messianiche si sono compiute in Cristo. Ma qui ci troviamo di fronte ad una frase ignota, che però è talmente significativa da diventare parte della Scrittura. Ed essa è, non dimentichiamolo, Parola del Dio vivente.
  • Il «segreto» di questo versetto sta tutto nelle parole che contiene e nell’impatto che esse devono avere sulla nostra vita di tutti i giorni. Consideriamo quindi i verbi greci utilizzati. Il primo è egeiroo, che implica svegliare, destare, ma anche stimolare. È usato infatti in contrapposizione a katheydoo, che è dormire ma anche oziare! Segue poi anistemi, risorgere, alzarsi, venire fuori da; e infine epifooskoo (rilucere, apparire), che è molto interessante in quando composto di epi + fooskoo, che trova analogie con il verbo fainoo.
  • Cosa significano questi verbi nella nostra vita? È un richiamo molto forte a svegliarsi. Noi non ci rendiamo conto di quanto siamo distratti, addormentati spiritualmente. Siamo soliti considerare il sonno come qualcosa di buono, di desiderato… ma esso è deleterio sotto il profilo spirituale. Nessuno dice che non dobbiamo darci il giusto riposo, ma prendiamo esempio da Gesù. Vegliava per intere notti di preghiera prima dei momenti decisivi della Sua missione. Non si riposava mai durante il servizio. Invitava i discepoli a pregare e vegliare per non entrare in tentazione.
  • Non dobbiamo leggere queste indicazioni come un invito allo “stakanovismo”; in realtà, anche chi si «ubriaca» di impegni è, paradossalmente, un dormiente. Perché? Perché ciò che conta è essere vigili nello Spirito. Essere oberati di lavoro, impegni, richieste ecc. è in fondo un modo per anestetizzarsi dalla Verità. Ci si riempie la giornata di cose da fare e persone da vedere pur di non avere un momento libero per fermarsi a considerare chi si è e cosa si sta facendo.
  • Siamo soliti pensare ai non credenti come a stereotipi di persone dormienti, ma la Scrittura parla ai credenti per primi! Anche chi si obera di attività parrocchiali può essere un dormiente, se esse sono fatte per riempire il proprio tempo e per sentirsi considerati invece che per un reale servizio chiesto dal Signore. Tutto ciò che è fatto insieme a Dio resiste; ciò che è fatto indipendentemente da Lui è solo perdita di tempo.
  • Siamo chiamati a collaborare con Dio, il che significa due cose. Primo: non dormire o oziare. Dobbiamo essere operai nella vigna del Signore, cioè persone che agiscono, che fanno, seppur in linea con le direttive celesti. Invece spesso siamo semplicemente operativi, cioè abbiamo le possibilità e le capacità ma rimaniamo fermi. Tutta teoria e niente pratica. Potenziale inutilizzato. Secondo: non fare di testa nostra. Quante volte invece siamo operai della nostra causa personale e non del Regno?
  • L’invito del versetto non è solo a svegliarsi, ma anche a risorgere dai morti. Questo perché, nello spirito, chi dorme è come se fosse morto! Il suo cuore batte, è rinato dall’alto, certo… ma non c’è molta differenza tra uno stato di incoscienza e uno di morte, perché in entrambi i casi non stiamo operando per Dio!
  • Risorgere, cioè alzarsi, è importantissimo. Rappresenta il vero passaggio dalla morte alla vita, dal sonno alla vigilanza. Chi si sveglia ma non si alza rischia di riaddormentarsi! Quante volte ci è successo nella carne… suona la sveglia, apriamo gli occhi, ma poi la spengiamo stando ancora sdraiati… tempo pochi secondi e siamo di nuovo addormentati. Ma se la sveglia suona c’è un motivo! Rischiamo di fare tardi. E sebbene Dio sia estremamente paziente, c’è un momento in cui le porte si chiudono…
  • Ma cosa significa all’atto pratico essere vigili? Pregare, innanzitutto. Coltivare la propria relazione personale con Gesù, ed essere presenti agli incontri, catechesi, momenti di crescita nella famiglia spirituale che Dio ci ha dato. In queste occasioni dobbiamo essere vigili, ma possiamo comunque rilassarci, perché siamo a casa. Per capirsi: è come una famiglia che si raduna la sera intorno al desco. C’è intimità, confidenza; si sta con abiti comodi, ma è brutto distrarsi o ignorare un membro che parla. E sarebbe strano se un membro dormisse mentre tutti gli altri sono a tavola.
  • Diversa è la vigilanza richiesta durante il resto della giornata, nella nostra «missione-mondo»: non siamo a casa, non possiamo rilassarci. È poco opportuno e anche rischioso, perché potremmo sprecare delle occasioni di evangelizzazione o essere attaccati. Del resto, quale strategia migliore per satana se non l’effetto sorpresa? Pensiamoci bene: se uno è vigile, reagirà prontamente; se è distratto o dorme, cadrà in trappola.
  • Essere pronti e svegli è una nostra scelta, una nostra disposizione di cuore. La voce del Signore chiama, ma sta a noi decidere di ascoltarla ed alzarci. La resurrezione può avvenire grazie all’iniziativa e alla potenza di Dio, ma si concretizza solo dopo il nostro sì! Pensiamo a Lazzaro o alla figlia di Giairo. Gesù ha comandato loro con autorità: Vieni fuori! O: Alzati! Chi deve però compiere quelle azioni? Non certo Dio. Egli aveva già fatto la Sua parte.
  • La nostra pigrizia spirituale invece ci conduce a pregare Dio in modo errato, desiderando che Egli ci “manovri” come fosse un burattinaio… ma Dio non fa così. Non si sostituisce a noi. Ci sprona, ci dona forza e potenza, ma non ci manipola. Satana lo fa.
  • Vivere con Dio e per Dio significa alzarsi e camminare nel mondo con l’autorità che Gesù ci ha dato, prendendo consapevolezza di chi siamo: figli del Dio vivente! Familiari di Dio! Figlie e figlie di Re!
  • È solo dopo esserci alzati che potremo essere illuminati da Cristo, come dice il versetto; il verbo utilizzato (epifooskoo) si apre a interessanti spiegazioni. Infatti il suo prefisso epi indica un movimento dall’alto verso il basso, e non c’è dubbio che sia così, perché «ogni buon regalo e ogni dono perfetto viene dall’alto e discende dal Padre della luce» (Gc 1,17). Fooskoo e l’analogo fainoo hanno per l’appunto come radice fos, cioè luce. Epifoskoo può essere tradotto come rilucere, ma anche apparire. Quindi la frase completa sarebbe: Svegliati, o tu che dormi, destati dai morti e Cristo ti apparirà.
  • Che meravigliosa notizia! Cristo ci apparirà, si manifesterà dall’alto nella luce. Insomma: avremo una personale Epifania! Ma questa promessa è la conseguenza di due azioni precedenti che siamo chiamati a fare noi.
  • Nella vita quotidiana siamo invitati a svegliarci dal nostro torpore e dalle nostre comodità, alzandoci con decisione ed assumendoci il ruolo per cui Dio ci ha sempre pensato. Se lo faremo avremo pace, che non è soddisfazione, ma è un vecchio io che muore per vedere risorgere Cristo. Ecco la nostra personale epifania: contemplare Cristo in noi, quell’uomo/donna rinnovato/a che assomiglia a Gesù in quanto vive unicamente della volontà del Padre.