Catechesi – LA SCELTA DI MOSÈ

“Questo perché stimava l’obbrobrio di Cristo ricchezza maggiore dei tesori d’Egitto; guardava infatti alla ricompensa.” (Ebrei 11, 26)

  • Il grande personaggio di fede qui presentato è Mosè. In varie situazioni egli vive delle grandi prove ad in ognuna di esse esce vincitore. Parlando di Mosè ci vengono subito in mente le piaghe d’Egitto, il passaggio del Mar Rosso, le tavole della legge… ma tutti questi passi non ci sarebbero stati nella sua vita se egli non ne avesse fatto uno molto importante, all’inizio.
  • Il primo passo è sempre il più difficile. Non perché sia in assoluto il più grande o il più importante quanto a risultati «spettacolari», ma perché è quello decisivo che segna una linea di confine: la vecchia vita nella carne da un lato, l’inizio di quella spirituale dall’altro!
  • Il primo passo per Mosè e per tutti è questo: preferiamo essere maltrattati con il popolo di Dio o godere per breve tempo del peccato?
  • Mosè aveva tutto, carnalmente parlando. Aveva ricchezza, fama, gloria. Era principe d’Egitto. Eppure accadde qualcosa che gli fece cambiare vita. Non sappiamo esattamente quando e perché Mosè «si recò dai suoi fratelli e notò i lavori pesanti da cui erano oppressi» (Es 2,11).
  • La lettera agli Ebrei precisa che Mosè era adulto quando questo cambio di rotta accadde, quindi era perfettamente consapevole di che posizione ricoprisse e cosa avrebbero implicato le sue azioni. Chissà se Mosè sapeva fin da piccolo di essere un ebreo o se lo ha scoperto solo da adulto? Quello che possiamo dire con certezza è che egli ebbe un incontro con la Verità e questo cambiò le carte in tavola.
  • Mosè ha avuto il coraggio di guardarsi allo specchio e vedere chi era. Avrebbe potuto ignorare le sue origini e la sua vera natura, continuare a fingere di essere egiziano e mascherarsi per poter godere di enormi privilegi. In fondo, non era stato adottato da un’egiziana qualsiasi, ma dalla figlia del faraone! Eppure Mosè ha scelto un’altra strada. Ha scelto di abbracciare la Verità, per quanto poco vantaggiosa o scomoda fosse. Ha scelto di essere se stesso, e ciò non gli ha procurato vita facile, ma gli ha dato la vera libertà!
  • Un conto infatti è essere all’oscuro di certe situazioni; un conto è essere messi davanti alla verità. Questo implica sempre una scelta. Si spiega così il riferimento a Cristo presente nel versetto, anche se si parla di Mosè, vissuto secoli prima. Gesù è la Verità, e ogni uomo che è messo di fronte alla verità incontra Cristo. A quel punto può scegliere se abbracciarLo o rifiutarLo.
  • Si parla di «obbrobrio di Cristo», in realtà la parola greca è oneidismos, cioè scherno, oltraggio. Quindi Mosè ha reputato (egeomai) meglio subire scherni e oltraggi a causa della verità piuttosto che godere della ricchezza di un intero paese, il più opulento del tempo.
  • Sulla bilancia c’erano gli oltraggi a causa della Verità da un lato e i tesori d’Egitto dall’altro. Per Mosè la bilancia si è piegata tutta in favore del primo piatto… e per noi?
  • Questa scelta così grossa ci ricorda una delle tentazioni di Gesù, quando satana Gli offre i regni della terra e la loro gloria… a patto che Gesù si prostri. Forse Mosè non ne era pianamente consapevole, ma anche la sua scelta riguardava proprio questo: Chi o cosa servire? Dietro agli oltraggi per la Verità si trova l’unico e vero Dio; dietro ai tesori d’Egitto si cela il demonio. Se si è preoccupati solo per la propria incolumità si rischia di fare una scelta sbagliata.
  • Ma Mosè fece la scelta giusta, cioè quella saggia. Scegliendo la Verità si affiancò al suo popolo, il popolo di Dio. Respinse tutto il resto e rimase saldo, malgrado la sua scelta non passasse inosservata: scatenò infatti l’ira del faraone (v.27)!
  • Cosa permise a Mosè di scegliere saggiamente e rimanere poi fermo sulla sua decisione? Il versetto dice che egli aveva lo sguardo fisso sulla ricompensa. Il verbo usato è apoblepoo, che significa guardare più e più volte, volgere la propria attenzione, occuparsi di qualcosa.
  • Quindi Mosè fu costante: non scelse una sola volta Dio per poi vivere come preferiva, ma ebbe cura di mantenersi in rotta, coerentemente con la prima scelta fatta.
  • «Ricompensa» traduce misthapodosia, che significa retribuzione, ma anche punizione. Due facce di una stessa medaglia. Di fronte ad una scelta, sono sempre due le vie, non infinite come il mondo di oggi vuole farci credere. Scelta sbagliata, conseguenze nefaste; scelta giusta, conseguenze benedette. Mosè non scelse sull’impeto del momento: ponderò bene i pro e i contro, ma scelse bene anche perché aveva capito cosa implicavano le due scelte: vita o morte. Dello spirito s’intende.