Catechesi – I TEMPI DEL CUORE

“…perché aveva un’unica figlia, di circa dodici anni, che stava per morire. […] Una donna che soffriva di emorragia da dodici anni, e che nessuno era riuscito a guarire.” (Luca 8, 42a- 43)

  • La vicenda della figlia di Giairo e dell’emorroissa può sembrare lontana dal cuore dei fratelli maschi in Cristo. Mentre le figlie di Dio si riconoscono in vario modo in queste due protagoniste, e sentono forte la grazia di Gesù che ripristina la loro intimità femminile, i figli di Dio possono sentirsi un po’ estranei a queste vicende. Ma la Parola di Dio è per tutti. Non c’è un pezzo di vangelo valido per qualcuno e non valido per altri. Quindi anche i figli maschi di Dio devono trarre nutrimento da questo brano. Intanto perché non è detto che anche la loro intimità non debba essere ricostruita e risanata. Ci possono essere ferite spirituali non visibili che necessitano di cure. Gesù che chiama «figlia» l’emorroissa guarita o che «sposa» la figlia di Giairo è lo stesso Gesù che chiama «figlio» o che sposa spiritualmente anche i fratelli in Cristo. Tutti abbiamo bisogno di sentirci figli di Dio prima che si compia il Suo progetto per noi in pienezza.
  • I versetti proposti focalizzano l’attenzione su un dettaglio temporale: dodici anni. La simbologia del numero 12 è fondamentale nella bibbia, come sappiamo. Dodici sono i figli di Giacobbe da cui discendono le dodici tribù d’Israele; dodici sono gli apostoli; dodici sono le stelle sulla corona della donna vestita di sole in Apocalisse ecc. Il numero 12 rappresenta la scelta, l’elezione. E ciò conferma il rapporto intimo che si crea tra Gesù e queste due donne, perché esse sono scelte, tra tutta la folla che Gli si accalca intorno. Diventano Sue.
  • Le due donne di questo brano non sono semplicemente due figure femminili legate da un unico Salvatore: rappresentano anche due parti del nostro cuore, scisse a causa di un evento o di un periodo della nostra vita. Da lì in poi, questi due pezzi vivono separatamente percorsi paralleli.
  • Non si tratta di una situazione normale. È come essere scollati. Se fino a quel momento il nostro cuore, pur affrontando situazioni di sofferenza, era però integro, da allora in poi è rotto. Ed è condannato a rimanere tale senza Gesù, perché solo il Creatore del nostro cuore può rimetterlo apposto. Deve far ricombaciare le due parti e per questo scopo sono necessari tempi distinti, ma collegati, di guarigione.
  • Dio non sceglie una parte del nostro cuore a scapito di un altra. Vuole ricreare in noi un cuore integro, affinché sia tutto Suo!
  • C’è un dettaglio nel testo greco di Luca che differisce dagli altri sinottici. Quei famosi dodici anni da cui è malata l’emorroissa sono resi come apo+genitivo. Ovvero: l’emorroissa non è malata da dodici anni, ma da quando aveva dodici anni! Cioè questa donna sta male dall’età dello sviluppo. È come dire che il suo menarca (la prima mestruazione) è iniziato senza più terminare… appena è diventata donna, subito si è resa impura.
  • Al contrario, il menarca della figlia di Giairo non è mai iniziato, né potrà farlo se non interviene Gesù, perché ella sta per morire proprio a dodici anni. Insomma: due donne colpite nell’intimo e condannate alla sterilità. Per motivi diversi non possono vivere la pienezza del matrimonio e della vita.
  • La connessione temporale tra le due donne del brano va letta non come una semplice coincidenza, ma come un percorso integrato di guarigione delle parti del nostro cuore. Infatti appena l’emorroissa viene guarita, la figlia di Giairo muore, per poi risorgere grazie a Gesù.
  • Ma tutto questo cosa significa con i due pezzi del nostro cuore rotto?
  • Il cuore è inteso come sede della nostra intimità, della nostra identità più vera, il luogo che solo Dio conosce a fondo e in cui solo Lui può entrare per fare luce e mettere ordine. L’età dei dodici anni che ricorre insistente nel brano è un momento cruciale per la vita di tutti noi. Per gli ebrei e per la società del tempo si trattava di un’età in cui si diventava spiritualmente adulti e si poteva venire promessi in matrimonio. È un periodo di passaggio, in cui si sviluppa la nostra identità e la nostra sessualità, spesso non in modo coerente o armonico. La rottura del nostro cuore può avvenire proprio in questo frangente. I dodici anni sono simbolici, non anagrafici.
  • A quando risalgono i nostri dodici anni? Per alcuni corrispondono ad esperienze amorose o sessuali che li hanno feriti e disorientati, perché sbaglia chi crede che la genitalità sia scissa dal cuore; per altri coincidono con dei traumi che hanno arrestato la crescita della propria identità e della propria autostima come individui. Spesso le due cose si intrecciano.
  • La figlia di Giairo rappresenta la parte del nostro cuore in cui risiede la nostra identità caratteriale. Essa si sviluppa lentamente, prima riflettendo modelli di vita e di comportamento familiari, e poi arricchendosi con influenze di amicizie, incontri, scelte. Ma per alcuni di noi lo sviluppo di questa parte del cuore si arresta molto presto, con il rischio di essere definiti sempre e solo come «figlio di…» e «figlia di…». Si continua ad orbitare attorno ad una famiglia di origine, incapaci o impotenti di prendere in mano la propria vita e fare le proprie scelte. Ci si basa solo sulle tradizioni inculcateci (Giairo è il capo della sinagoga), senza uno slancio critico o personale sulla realtà, anche spirituale, delle cose. La figlia di Giairo sta per morire perché non sa chi è, non vede speranza per il proprio futuro, è forse costretta da aspettative e legami malsani. Non può diventare adulta per assumersi le proprie responsabilità e il proprio ruolo nella società e nella fede.
  • L’emorroissa è invece la parte del nostro cuore dove risiede la nostra identità sessuale, che dipende dal nostro essere maschi o femmine. È la prima cosa che si individua di un neonato: non ci si chiede se è timido o estroverso! Del resto Dio non scinde mai il corpo dallo spirito, ma viene a salvarci nella nostra interezza, soprattutto se abbiamo vissuto esperienze che ci hanno ferito profondamente nell’intimo. La maturità sessuale fisica non implica maturità del cuore, che invece è necessaria affinché il sesso non ci travolga. Le ferite che si generano non guariscono nemmeno «rimediando» con un santo matrimonio. Anzi spesso lo turbano.
  • La figlia di Giairo morente e l’emorroissa sanguinante sono i due pezzi del nostro cuore rotto, che viaggiano in parallelo ma rischiano di morire entrambi nello stesso momento, perché siamo un tutt’uno. Molti pensano di poter vivere sviluppando solo una parte del proprio cuore ma è un’illusione. C’è chi si afferma caratterialmente o socialmente ma poi vive male la propria intimità; c’è chi colleziona esperienze amorose e poi si comporta in modo infantile.
  • È l’emorroissa a buttarsi per prima tra la folla: in genere cerchiamo Gesù perché le devastazioni della nostra intimità sono l’aspetto più evidente o imbarazzante con cui dobbiamo confrontarci. Gesù risana quella parte di noi fisicamente e spiritualmente chiamandoci «figlio/figlia»: Egli sa che spesso abbiamo vissuto esperienze precoci o sbagliate solo perché affamati di attenzione da parte di padri/madri assenti o distratti. Ma ora siamo ufficialmente figli di Dio, che «maschio e femmina li creò» affinché l’uomo lasci padre e madre e si unisca alla sua donna per essere una carne sola.
  • Proprio nel momento in cui l’emorroissa è sanata, la figlia di Giairo muore. È ovvio che sia così: quando si entra a far parte della famiglia di Dio ogni legame di carne viene reciso, e i patronimici o gli epiteti che prima ci definivano sono crollati per sempre. Il vecchio uomo cessa di esistere. Ma se tutto finisse qui, l’opera sarebbe incompiuta. Dobbiamo continuare ad avere fede, e credere che Gesù ci resusciterà, perché da allora in poi potremo vivere in pienezza e scoprire la nostra vera identità, che ora ha un nuovo presupposto e fondamento: la Parola di Dio vivente.