54Dopo averlo preso, lo condussero via e lo fecero entrare nella casa del sommo sacerdote. Pietro lo seguiva da lontano. 55Siccome avevano acceso un fuoco in mezzo al cortile e si erano seduti attorno, anche Pietro si sedette in mezzo a loro. 56Vedutolo seduto presso la fiamma, una serva fissandolo disse: “Anche questi era con lui”. 57Ma egli negò dicendo: “Donna, non lo conosco!”. 58Poco dopo un altro lo vide e disse: “Anche tu sei di loro!”. Ma Pietro rispose: “No, non lo sono!”. 59Passata circa un’ora, un altro insisteva: “In verità, anche questo era con lui; è anche lui un Galileo”. 60Ma Pietro disse: “O uomo, non so quello che dici”. E in quell’istante, mentre ancora parlava, un gallo cantò. 61Allora il Signore, voltatosi, guardò Pietro, e Pietro si ricordò delle parole che il Signore gli aveva detto: “Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte”. 62E, uscito, pianse amaramente. (Luca 22, 54-52)
Pietro ha sbagliato pesantemente: è stato “il rinnegatore”. Ma si è trattato solo di una parentesi, seppur triste, della sua vita, perché egli viene oggi ricordato per ben di più. E’stato il primo papa; ha glorificato Cristo da martire; due delle sue lettere fanno parte delle Sacre Scritture. L’episodio infamante del rinnegamento è stato un passaggio, non la sua fine. E’ stato grazie a questa vagliatura tremenda che Pietro ha dato interamente se stesso al Signore e si è convertito per la seconda volta.
La prima volta, Pietro è stato chiamato da Gesù ed ha abbandonato la sua vita di pescatore per seguirLo; ha camminato tre anni con Lui e Lo ha conosciuto, ma solo nella carne. Pietro si è distinto in vari episodi, narrati dai vangeli, per il suo attaccamento irruento ma genuino verso Gesù, un amore che però è ancora solo un affetto amichevole e non un amore maturo. Poi, per Pietro come per tutti, è arrivato il momento della prova, atta a saggiare la sua fede. Ogni presunzione crolla. Questo frangente, segnato dal dolore e dalla constatazione della propria debolezza, ha portato, come frutto, la seconda conversione: ora il discepolo può diventare apostolo con la potenza dello Spirito. Si è svuotato delle sue sicurezze per essere interamente dipendente dal Suo Signore.
Il momento in cui tutto crolla è un momento prezioso e non va sprecato, ma soprattutto non va frainteso. Dobbiamo approfittare di quella “tristezza secondo Dio” che ci porta alla conversione (2 Corinti 7, 8-10). La constatazione dei nostri fallimenti non deve mai farci pensare di essere stati abbandonati da Dio, perché Lui è proprio lì, accanto a noi; si mostra per quello che è, cioè Colui che ha già inchiodato alla croce i nostri peccati. Sta a noi non rifiutarLo mormorando per le nostre situazioni di sofferenza o disagio: abbandoniamoci a Lui con fiducia.
31Simone, Simone, ecco satana vi ha cercato per vagliarvi come il grano; 32ma io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede; e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli”. (Luca 22, 31-32)