Non mormoriamo!

28Del resto, noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio, che sono stati chiamati secondo il suo disegno. 29Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati ad essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli; 30quelli poi che ha predestinati li ha anche chiamati; quelli che ha chiamati li ha anche giustificati; quelli che ha giustificati li ha anche glorificati. (Romani 8, 28-30)

Questo passo ci mostra chiaramente che la nostra crescita nello spirito è un compito provveduto da Dio. E’ un percorso, con vari stadi e gradi di sviluppo, ma il soggetto che compie ogni azione è sempre e solo il Signore. E’ Sua la completa responsabilità della nostra formazione: Dio è un attento genitore che provvede in tutto e per tutto all’educazione dei propri figli. Essi, per quanto possano essere bravi o diligenti, non potranno aggiungere niente a questo processo, se non seguire passo per passo l’esempio e la guida che hanno. I figli hanno il compito di ascoltare ed essere ubbidienti, cioè fare quanto viene loro richiesto, nulla più. Non sta ad un sottoposto (figlio, studente ecc.) decidere l’organizzazione e i contenuti di un programma di educazione e apprendimento. Così, non sta a noi discutere con il Signore sui tempi e le modalità della nostra crescita spirituale. Eppure spesso è proprio questo che facciamo, perché pensiamo di sapere meglio di Lui cosa è meglio per noi, quando e come. La causa di tutto questo è la mancanza di fiducia nei Suoi confronti! Non ci fidiamo di Dio e quindi ci lamentiamo, mormoriamo, proprio come Israele nel cammino tra l’Egitto e la terra promessa.

Israele era stato salvato dalla schiavitù passando indenne il Mar Rosso; aveva visto la potenza di Dio, i Suoi prodigi e miracoli, ed aveva assistito alla morte dei nemici egiziani. Il Signore stesso guidava il popolo nel deserto, con la nube di giorno e la colonna di fuoco la notte (Esodo 13, 21-22). Eppure, tutto ciò non fu sufficiente ad impedire che gli Israeliti si lamentassero in varie occasioni, criticando Dio e la guida che aveva scelto, Mosè. Il peccato di mormorazione veniva fuori quando il popolo era messo alla prova dal Signore. Lo scopo delle prove era quello di fortificare Israele affinché conquistasse la terra promessa. Come avrebbe infatti potuto un popolo sfiancato e indurito da 400 anni di schiavitù in Egitto essere immediatamente pronto a scacciare i popoli che occupavano la Palestina? Se Israele non era in grado di superare prove facili fidandosi totalmente di Dio, come poteva affrontare prove più difficili?

Rileggiamo questa vicenda su noi stessi. Anche noi siamo stati salvati dalla schiavitù e siamo nati dall’alto. Abbiamo visto i prodigi di Dio nelle nostre vite: guarigioni, conversioni, liberazioni. Il Signore ci guida, non ci lascia mai soli, siamo Suoi figli. Egli desidera condurci alla terra promessa, che è il Suo disegno e la Sua eredità per noi, ma sa bene che senza preparazione non faremmo altro che sciupare, disprezzare e rovinare il Suo dono. Non saremmo in grado di gestirlo e ciò causerebbe immani sofferenze a noi e a chi ci viene affidato. Eppure noi, ad ogni prova, pensiamo che ci abbia abbandonato; che, in fondo, non ci voglia veramente portare alla terra promessa. Così facendo, manchiamo l’obiettivo, dando ascolto alle menzogne del maligno, che non vede l’ora di ingannarci suggerendoci cose false come “Dio non mi capisce” ed “è duro seguirLo”. Una prova non superata non è definitivamente scansata, perché si ripresenterà nel tempo in modo più intenso facendoci capire che qualcosa ancora non va ed è da risolvere.

Lo scopo delle prove è di portare a galla quello che non è conforme al carattere di Dio in noi, e che ancora ci conduce a comportamenti errati. Si tratta di limiti e difetti che, se non risolti in Cristo, porteranno sicuramente al peccato. Tutto ciò non deve turbarci, ma renderci consapevoli che spesso le prove sono l’unico modo che il Signore ha per farci vedere ciò che ancora non va in noi, per prepararci alla nostra specifica vocazione.

4Accetta quanto ti capita,
sii paziente nelle vicende dolorose,
5perché con il fuoco si prova l’oro,
e gli uomini ben accetti nel crogiuolo del dolore.
(Siracide 2, 4-5)