Un dono per te – Padre, ho peccato…

  • un’altalena. Un padre e una bimba che giocano. Il padre la spinge alla giusta intensità, ma la bambina vorrebbe andare più velocemente.

Un padre sa sempre cosa fa star bene il proprio figlio. In questo caso, egli non può assecondare il capriccio della sua piccola: potrebbe venirle il mal di testa, oppure la digestione potrebbe essere compromessa. Cerca di spiegare con delicatezza il suo rifiuto, capisce il desiderio della figlia e non la condanna per questo, però in questa circostanza la piccola deve imparare a fidarsi di chi ne sa di più e di chi vuole sempre il suo bene. Dice di no, ma lei non è affatto convinta e non sarà soddisfatta, finché non avrà ottenuto quello che più desidera.

Forse ci riuscirà da sola, forse chiederà l’aiuto di un’altra persona aggirando l’ostacolo “babbo”, ma il risultato sarà sempre lo stesso: dopo essere andata alla velocità massima, seguiranno stomaco in subbuglio, mal di testa lancinante e, cosa che fa più male, dover guardare di nuovo il padre in faccia. La piccina sa perfettamente, solo dallo sguardo, che lui è al corrente di tutto…

Che pena quel momento: la mia disubbidienza parla da sola, mio padre è stato deluso, mi sento così stupida ad aver assecondato un desiderio infantile e poco giustificato. E quello sguardo mi uccide dentro: la persona che più stimo assiste alla mia caduta, nota ancor più da vicino i miei limiti e le mie debolezze. Soprattutto, adesso sa che basta il minuto in cui mi lascia sola a farmi disubbidire, a farmi fare esattamente quanto mi aveva pazientemente spiegato e consigliato di non fare. Mio padre mi conosce, e sa che non vedevo l’ora che lui togliesse il suo sguardo da me per avere l’opportunità di cedere al mio desiderio. Come può ancora amarmi, mi chiedo, come riesce ancora a prendermi in braccio e a domandarmi “ti sei fatta male? Volevo solo che tu evitassi questa sofferenza”. Perché mi è successo, eppure mi fido tanto di mio padre! So benissimo che conosce cosa è meglio per me, che mi ama più di tutto, che ciò che mi indica di fare è sempre su misura per me e che porta al mio bene. Perché allora lo rinnego? Perché arrivo stupidamente a pensare che in quel momento mi abbia perso di vista? Lui mi protegge sempre, e sa sempre cosa faccio e dove mi trovo. Come mi posso giustificare?

Magari mio padre farà finta di nulla e io non sarò costretta ad affrontare l’argomento. In fondo che ci sarà mai di male nell’usare più del dovuto quell’altalena? È o non è un gioco per bambini? E poi, per una volta!

Eppure quel silenzio di mio padre mi lacera, più tace e più io mi sento in colpa. Come può ancora accettarmi in casa sua? Come sopporta ancora la mia presenza?

“Padre, ho peccato…”

Ma a mio padre non interessano le parole o i miei pianti. Lui guarderà solo al mio cuore contrito. Tutto per lui è finito qui, con il mio cuore che gronda sangue per la mia disubbidienza.

Quanto tempo speso per il peccato: il meditare di farlo, l’atto stesso della disubbidienza (solitamente di breve durata), il macerarsi sul senso di inadeguatezza e di fallimento. Quanto tempo a rendere ancora il nostro io protagonista! E per mio padre tutto è già purificato!

Mi ha perdonato già, mi ha ripreso con sé e io posso solo dire: “Padre mio ti ascolto, indicami la tua volontà e ricomincerò a servirti!”. Tutto è passato, il mio cammino in lui è lungo e non c’è tempo da perdere. Sono sua figlia e niente potrà mai cambiare il nostro rapporto. Io in Lui e Lui di nuovo in me, come prima.

* Salmo 106 (Dio salva l’uomo da ogni pericolo)

Una risposta a “Un dono per te – Padre, ho peccato…”

I commenti sono chiusi.