Catechesi – ESCLUSI DALLA CITTA’ DI DIO

“Ma per i vili e gl’increduli, gli abietti e gli omicidi, gl’immorali, i fattucchieri, gli idolàtri e per tutti i mentitori è riservato lo stagno ardente di fuoco e di zolfo. È questa la seconda morte”. (Apocalisse 21, 8)

  • Siamo alla fine della storia: tramite la rivelazione di Giovanni viene mostrato ad ogni credente il finale del piano di Dio. La Gerusalemme celeste scende dal cielo, la dimora di Dio con gli uomini è pronta. Ma non tutti possono entrare.
  • Gesù nomina alcune categorie di persone a cui l’accesso è negato; molte di esse vengono ribadite anche nell’ultimo capitolo (Apo 22, 15). Soffermiamoci ad analizzarle, non saltiamole a piè pari come se ne fossimo estranei, perché la santificazione va perseguita sino in fondo, la salvezza è un cammino da fare fino alla fine. Gesù ci avvisa sempre affinché nessuno possa dire di non essere stato avvertito.
  • Si inizia con i vili e gli increduli (deilos e apistos). Queste categorie ci fanno pensare all’ultimo servo della parabola dei talenti, che per paura nasconde il talento invece che farlo fruttificare. Ma sappiamo che non si tratta solo di codardia: interviene anche l’incredulità. Tra l’altro apistos significa anche disobbediente, e tale è chi non crede.
  • L’incredulità non è solo un problema di dibattito sull’esistenza di Dio. Non si tratta del confronto con gli atei o con i sincretisti. L’incredulità è spesso un problema dei cristiani! Infatti non ha senso dire di credere in Dio e poi vivere in un modo diverso da quello che Egli propone.
  • Il versetto prosegue l’elenco con gli abietti (edbelygmenos, abominevoli) e i gli omicidi (fonios). Le cose abominevoli menzionate nella bibbia sono varie, azioni spregevoli che tolgono ogni dignità a chi le compie. Gli omicidi sono più precisamente i sanguinari, quindi il termine ci suggerisce l’idea di qualcuno fortemente coinvolto in ogni tipo di uccisione. La commette e/o l’approva. Non scordiamoci che per la Parola di Dio anche chi odia è già omicida.
  • Gli immorali sono i pornois, radice adottata in italiano a significare ogni tipo di immoralità, generalmente sessuale. Si tratta dunque di dissoluti. Ma va sottolineato che questo termine nella cultura greca designava soprattutto gli omosessuali, giovani che si prostituivano con uomini. Noi cristiani non dobbiamo passare sopra a scelte governative discutibili, pensando che certe indicazioni di Dio siano datate. La dissolutezza, a qualsiasi tipo appartenga, è sempre deprecabile e non va assecondata, bensì denunciata. Solo così possiamo veramente aiutare le persone che ne sono coinvolte, facendo loro vedere che sono immerse in un problema e non certo in una situazione normale.
  • Le ultime tre categorie sono i fattucchieri, gli idolatri e i mentitori. È molto importante analizzare queste tipologie, perché il rischio di cadervi è molto forte. La maggioranza dei credenti di solito non cede a dissolutezze sessuali, ma viene ingannata da satana in modo sottile, per cadere in altre problematiche.
  • Il termine tradotto come fattucchieri è farmakois. Termine interessante, da cui deriva il moderno “farmacista”. Si trattava principalmente di guaritori che preparavano pozioni; per estensione stregoni, che invocano gli spiriti. Dunque ogni pratica occulta, magica o divinatoria è deprecabile e chi le pratica non avrà accesso alla città di Dio. In effetti farmakon in greco significa non solo medicina o rimedio ma anche scongiuro o malìa, e persino veleno. Il richiamo nel nostro contesto è ad opere delle tenebre, perché il veleno si trova nei serpenti e negli scorpioni, da sempre simboli demoniaci. È interessante notare che, in senso generico, farmakon indica anche un espediente per ottenere o per impedire qualcosa. E questo è tipico della natura dell’occultismo, che vìola la libertà altrui, manipola, costringe, tenta con ogni mezzo di realizzare i propri desideri a scapito del prossimo.
  • Ovviamente nemmeno gli idolatri (eidoololatres) sono ammessi ad entrare. Noi pensiamo agli idolatri come a popoli pagani del passato o del presente, che si prostrano davanti a statuette… ma l’idolatria non è solo questa ed assume forme più sottili. Ricordiamoci il comando di Dio di non avere altri dèi all’infuori di Lui (il primo comandamento). Analizzandolo nell’originale ebraico (Es 20,4; Deut 5,8), si legge più letteralmente: «non far diventare altre cose Dio per te, di fronte al Mio volto». Quindi qualsiasi cosa o persona può prendere il posto che spetta solo a Dio nel nostro cuore, ma siamo noi che ce la mettiamo! Collochiamo l’idolo sul trono e ci prostiamo innanzi.
  • «Di fronte al Mio volto» tradotto come «di fronte a Me», è una frase importante. Dio specifica infatti che non vuole vedere idoli davanti ai Suoi occhi. Ma i Suoi occhi vedono ovunque! Quindi la cosa è totalizzante. Non ci può essere un cantuccio occulto, un ripostiglio segreto del cuore dove tenere i nostri idoli, piccoli o grandi, per poi nasconderli quando Dio arriva. È come se Dio ci «sfidasse» e dicesse: laddove non arriva la Mia vista puoi tenere degli idoli. Ovviamente impossibile!
  • Infine i mentitori (pseydes). Poiché Gesù è la Verità, ogni falsità non può essere tollerata. Le tenebre non possono coesistere con la Luce. Tutto quello che non è vero, è falso. Punto. Noi putroppo siamo abituati a fare compromessi con il padre della menzogna, abbiamo coniato l’espressione «dire bugie bianche»… ma ogni finzione è da rigettare.
  • In Apo 22,15 si fa più precisamente riferimento a coloro che amano e praticano la menzogna. Il verbo greco utilizzato per amare (phileoo) indica anche favorire, proteggere, approvare. Quindi siamo colpevoli se diciamo il falso, ma anche se non lo contrastiamo. Ci macchiamo di omertà. Il verbo praticare in questo caso è poieoo, che indica “fare” in senso generico ma è anche il verbo dell’azione mentale. E infatti è proprio nella nostra mente che si svolge la battaglia tra Verità e falsità.
  • E’ interessante notare che Gesù non «caccia» queste persone nello stagno di fuoco, ma dice che è il posto loro riservato. Dio non condanna: Egli vuole salvarci, e l’ha dimostrato mandato il Suo Figlio a morire per noi. Ognuno si condanna da solo con le proprie scelte, soprattutto se reiterate. Ecco perché Gesù parla della «seconda morte». È la morte spirituale, di coloro che rimangono o vogliono rimanere nella loro impenitenza. Infatti, non c’è alcun peccato tanto grande che Dio non possa perdonare, tranne quello per cui non si chiede perdono.