Catechesi – PERLA E MADREPERLA

“E le dodici porte sono dodici perle; ciascuna porta è formata da una sola perla. “(Apocalisse 21, 21a)

  • Tra i vari splendidi dettagli della città di Dio c’è quello delle dodici porte formate da perle. Non è necessario tentare di capire ogni singolo elemento simbolico, ma senza dubbio lo Spirito ci viene incontro per darci degli spunti. Del resto, questa visione non fu sigillata; anzi Gesù disse esplicitamente a Giovanni di riferirla (Ap 1,11).
  • Ricorre di nuovo il numero 12, che è importante simbolo di elezione da parte di Dio. Rappresenta la totalità di coloro che vengono scelti dal Signore. Anche Ezechiele nella visione del nuovo tempio scorge dodici porte, e non può essere altrimenti nella rivelazione (apocalypsis) definitiva.
  • Il termine tradotto con “porte” è in realtà più precisamente “ingressi” (pyloon, che significa anche atrio, androne). È importante specificarlo perché con «porta» si indica l’oggetto verticale a battenti, mentre con «ingresso» si intende l’insieme dell’ambiente che compone l’accesso. Un po’ come le «porte» medievali delle città fortificate: non erano semplici infissi, ma comprendevano anche i bastioni e i locali ricavati nello spessore delle mura. Quindi il pyloon, l’ingresso, ha una sua importanza, non è un anonimo varco. La scrittura lo menziona e descrive il materiale di cui è fatto, la perla.
  • Sebbene si tratti di un dettaglio simbolico, ci è difficile immaginare come possa una perla fungere da ingresso. Ci viene in mente un oggetto bianco e tondeggiante; c’è forse un foro attraverso la perla? Senza ipotizzare strane cose, analizziamo questo termine in greco e scopriremo un indizio importante. Esso è margarites. Vuol dire perla, ma anche madreperla! Ricordiamo cosa sono e come si formano, perché questo ci aiuterà e ci aprirà un tesoro nascosto.
  • Entriamo nel mondo delle conchiglie. Quando un elemento estraneo (es. sabbia o parassita) entra accidentalmente o volontariamente dentro le valve aperte di un mollusco, questo si difende reagendo. Non espelle il corpo estraneo ma lo neutralizza, avvolgendolo con un composto fatto di minerali e di secreti proteici. Il risultato è la perla, una pallina di varia dimensione che si genera nella conchiglia ma non è attaccata ad essa. Il composto perlaceo però non avvolge solo l’intruso, ma lascia un segno indelebile anche dentro la conchiglia, depositandosi all’interno delle valve: ecco la madreperla. Perla e madreperla hanno la stessa composizione, la stessa natura, ma la loro posizione le distingue.
  • Questo processo naturale ci insegna un’importante lezione spirituale. La conchiglia è il nostro cuore, che ospita qualcosa di vivo all’interno, lo Spirito Santo. Le situazioni che affontiamo, le persone che frequentiamo, hanno un impatto sulla nostra interiorità. Può accadere accidentalmente o volontariamente, ma spesso qualcosa o qualcuno ci ferisce. È normale, fa parte dell’esistenza. Ma mentre prima di incontrare il Signore rimanevamo sguarniti, indifesi, rotti, ora lo Spirito che vive in noi reagisce ad ogni evento in un modo nuovo e sorprendente. Non nega la realtà del corpo estraneo, ma la lavora dentro di noi. E da un evento pericoloso o doloroso ne ricava una bellissima perla!
  • Le valve vengono aperte dal mollusco per nutrirsi, e in quell’occasione, può penetrare il corpo estraneo. Spesso noi vorremmo che Dio cambiasse le cose intorno a noi così da non soffrire o non avere problemi, ma questo non è vivere. Se le valve non si aprissero mai, il mollusco morirebbe. Vale la pena morire di fame per paura che un intruso ci ferisca? Senza il Signore può accadere proprio questo. Lo vediamo in tante persone che sono solo morti ambulanti. Ma con lo Spirito Santo dentro di noi, non abbiamo nulla da temere. Apriamo il nostro cuore, ed ogni spina che arriva verrà mutata in una perla!
  • Non dimentichiamoci però della madreperla. È il rivestimento che si deposita all’interno delle valve durante la formazione della perla. È un segno indelebile, frutto di sofferenza, ma è bellissimo. Ha gli stessi riflessi e composizione della perla, perché le due cose vanno di pari passo. Anche quando la perla viene estratta dalla conchiglia, la madreperla continua a rimanere all’interno. Infatti lo Spirito Santo non solo crea una perla da un problema, ma modifica permanentemente il nostro cuore dall’interno! Non saremo più gli stessi dopo aver ospitato una perla. La madreperla ricorda a tutti, soprattutto a noi stessi, che c’è stato un evento o un periodo doloroso della nostra vita che è stato trasformato e redento dallo Spirito Santo. Solo Lui ha potuto creare questo capolavoro.
  • La perla viene «covata» dentro il nostro cuore, ma non è nostra; la madreperla invece diviene parte di noi. Simbolicamente, la perla rappresenta la testimonianza, infatti va donata agli altri. Così facendo, tutti daranno gloria a Dio che ricava bellezza dalle ceneri, e troveranno speranza. Ciò che Dio ha fatto in noi e per noi, può farlo anche per gli altri.
  • Le perle non sono solamente dei problemi risolti in Dio. Il corpo estraneo da cui lo Spirito ricava una perla è anche la Parola di Dio: spada affilata che ferisce, che inizialmente crea disagio, non ci dà pace, ci dà sofferenza. Ma se l’accogliamo, lo Spirito Santo interagirà con essa per trasformare per sempre il nostro cuore (madreperla) e per donarci la perla dell’evangelizzazione. Perché non si può donare qualcosa che non si ha e non si può annunciare qualcosa che non ci ha cambiato la vita.
  • Dopo tutto questo, ripensiamo ai dodici ingressi della città di Dio. E se fossero dodici grandi, bellissime madreperle?  Se fossero i segni lasciati nel Cuore di Gesù dall’opera di salvezza?
  • Del resto il v.25 dice che «le sue porte non si chiuderanno mai durante il giorno poiché non vi sarà più notte»: i segni della passione di Cristo rimarranno per l’eternità sul Suo corpo glorioso, non si chiuderanno (cicatrizzeranno) mai, anche se non fanno più male. Non c’è più notte, perché Cristo nostra Luce è risorto e non può più morire…
  • Le perle generate dalla sofferenza di Cristo sono già state donate al mondo. Affidate agli apostoli, continuano ad essere custodite e donate, tramandate di generazione in generazione come si fa con i gioielli di famiglia. Chiunque le riceve le serba e poi le dona a sua volta. È necessario farlo, perché le perle sono cosa viva. Non sono pietre, se le si tengono sempre chiuse perdono il loro smalto, si disidratano e muoiono! Vanno usate e condivise. Custodite nel nostro cuore lo tramutano in madreperla.
  • Diventiamo madreperle quando ci lasciamo invadere dalla Parola, lavorare dallo Spirito e da ciò che il Padre permette e dispone nella nostra vita. Chi guarda il nostro cuore scorge i riflessi dell’opera di Dio: è questo che ci dà valore. Una normale conchiglia non vale niente; ma una con dentro la madreperla sì!
  • E ancor di più vale la Perla che custodiamo e che doniamo. Vale talmente tanto che chi la trova vende tutto quello che ha per averla!