Catechesi – LA GRAMMATICA DI DIO

“Poi il Signore Dio disse: “Non è bene che l’uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile”.  (Genesi 2, 18)

  • Solo Dio sa veramente cosa è bene e cosa è male. Pertanto, se Dio ha detto che non è bene che l’uomo sia solo, dobbiamo prenderlo in parola e meditarci su.
  • Il pensiero di Dio è controcorrente rispetto a ciò che il mondo ci propone. Infatti la solitudine, intesa come l’io al di sopra di tutti e prima di tutti, è considerata vincente. Gli altri sono visti solo come mezzo per affermare se stessi, quindi se ne cerca il plauso; se però essi non collaborano in tal senso, se ne vuole la distruzione. Niente di più lontano dal piano originale di Dio. Ma ricordiamoci che quella del Signore è l’unica opinione che conta.
  • L’uomo è nato per la relazionalità perché è creato a immagine e somiglianza di Dio. Il Signore non se ne sta da solo da qualche parte, indifferente a ciò che crea. Dio è Amore, e l’amore ri rivela in un rapporto con un altro. Ecco perché Dio è unico ma è trino. L’amore che lega Padre, Figlio e Spirito Santo è il modello d’amore perfetto che si riversa su ogni creatura, perché la creazione è il «prodotto» di questo amore, proprio come un bambino è il frutto dell’amore dei genitori. La nascita di un figlio testimonia al mondo che un uomo ed una donna si sono amati.
  • Notiamo che è Dio a prendere l’iniziativa di creare un aiuto per l’uomo. Adamo non aveva fatto alcuna richiesta particolare, forse nemmeno sapeva di avere un profondo desiderio inespresso, quello di amare ed essere amato da un essere simile a lui. Ma Dio legge nei cuori e soprattutto provvede ben oltre le nostre aspettative. Quante volte Egli ci ha fatto un dono che nemmeno ci aspettavamo e con il tempo ci siamo accorti di quanta bellezza, amore, gioia esso ha portato nella nostra vita? Un coniuge ad esempio. Abbiamo incontrato qualcuno che ci è piaciuto, la relazione si è fatta seria, ci siamo sposati. Vivendo il matrimonio giorno per giorno ci siamo resi conto di quanto Dio avesse compreso le più profonde necessità del nostro cuore. Ogni gesto, ogni occasione trascorsa accanto al dono di Dio per noi ci riempie di una grande gioia. C’è una differenza abissale tra prendere qualcosa/qualcuno di nostra iniziativa e accogliere il dono di Dio pensato per noi.
  • Nel testo ebraico, la frase «un aiuto che gli sia simile» potrebbe essere meglio resa come «un aiutante/assistente/coadiuvante che sia adatto a lui» o più letteralmente: «che stia come davanti a lui». Da questi dettagli capiamo il tipo di aiuto che Dio stava pensando per Adamo. Intanto, che entrasse in relazione con lui: il concetto di «stargli di fronte» indica un rapporto con pari dignità, fatto di comunicazione e comprensione. Poi, che collaborasse in modo sottomesso ma attivo. Per capire, pensiamo ad un dottore in sala operatoria con la sua infermiera: è lui a dirigere e fare l’operazione, ma l’assistenza dell’infermiera è fondamentale.
  • Nessun animale può avere queste caratteristiche, per quanto intelligente sia. Può affezionarsi all’uomo, essere addestrato… ma non potrà mai condividere pienezza di comunicazione, né collaborare sullo stesso livello.
  • Al tempo stesso, Dio non ha creato un altro uomo a fianco del primo uomo. Non perché l’amicizia o la collaborazione con persone dello stesso sesso non sia possibile, ma perché non rispecchia la pienezza dell’amore e dell’unità che si crea tra un uomo e la sua donna. E non è solo un fatto fisico. Si tratta anche di ruoli, che nel regno di Dio sono fondamentali. L’aiuto per l’uomo deve avere pari dignità, ma non pari grado in autorità. Il capo può essere uno solo.
  • Nella famiglia cristiana, ovvero quella formata nel Signore, non solo l’io si annulla nel noi, ma anche questo «noi» senza Dio non ha senso. Se il matrimonio cristiano è considerato solo un’alternativa alle tante del mondo con una spruzzatina di acqua santa sopra, non va bene. Non è questo il progetto di Dio.
  • Il Signore crea l’uomo e gli conduce la donna creata per lui. Dio dà all’uomo una missione da compiere nel mondo e benedice un’unione affinché sia immagine del vero amore. Nel mondo tutto questo è rovesciato. Donne che dettano legge, uomini assenti, invadenze parentali, vite vissute in modo indipendente e parallelo, Dio all’ultimo posto o nemmeno considerato… le conseguenze di questi disastri sono però ben visibili ovunque. Oggi fa scandalo ricordare che l’uomo è il capo e la donna è sottomessa; tutti gridano al politically incorrect. Ma è anche bene dire che l’ordine dei ruoli è possibile solo in Dio, perché è un ordine pieno di amore. Altrimenti si scivola in due pericolosi estremi. Infatti amore senza ordine è anarchia; ordine senza amore è tirannide e abuso di potere. L’uomo da solo non può fare nulla.
  • La famiglia fondata su Dio può essere efficacemente paragonata ad una frase di grammatica. Dio è il Verbo (lo è davvero, cfr Gv 1,1): esso può, da solo, essere considerato completo. Ad esempio, se dico «vado», già questa è una frase di senso compiuto.
  • L’uomo è il soggetto della frase; è il protagonista ma da solo non può fare nulla, perché la sua autorità e scopo gli vengono dal Verbo, cioè da Dio, che dirige i suoi passi ed affida la scelta nelle sue mani.
  • La donna è il complemento. È la parte che arricchisce di dettagli il senso già compiuto della frase formata da Verbo + soggetto. È l’abbellimento, la gradevolezza, la cura dei particolari.
  • Il soggetto da solo non ha scopo; il complemento da solo è assurdo. Soltanto il Verbo può esistere senza nessun altro, ma sceglie di non farlo, perché il Verbo è amore e si esprime nella relazionalità. Ecco perché Dio crea l’uomo e poi la donna.
  • È chiaro a questo punto che senza Dio non esiste frase, cioè non esiste famiglia, né amore, né unione. È solo Dio che lega due persone. Soggetto + complemento, da soli, non hanno senso, non sono veramente uniti; è come dire «Chiara il cane» o «Chiara in salotto». Ma tutto cambia con il Verbo: «Chiara accarezza il cane», «Chiara dorme in salotto».
  • Soggetto e Verbo (cioè Dio e uomo) possono anche stare da soli, ad esempio: «Chiara dorme». È la situazione prima della creazione della donna. Il senso della frase è compiuto, ma è lapidario. Efficace per una comunicazione di servizio, ma scarno per una lettera d’amore! Dio lo sa, ecco perché dice che non è bene che l’uomo sia solo!
  • Noi donne non dobbiamo sentirci sminuite se Dio ci dice che siamo il completamento dello sposo, se non stiamo in piedi da sole, se siamo più deboli (per fisico, resistenza, coraggio). Quello che ci sostiene è la nostra fede, ecco perché dobbiamo stare unite a Cristo e al nostro sposo, se abbiamo la grazia di averlo. Stare sotto l’autorità costituita da Dio nelle nostre vite è fonte di protezione!
  • Ci si chiede a questo punto quale sia il destino di donne vedove, nubili o consacrate. Dio non le ha certo dimenticate, anzi ha preparato per loro una bellissima sorpresa. Infatti, anche se nella loro vita manca fisicamente un soggetto, Dio stesso diventa Verbo e soggetto insieme! Infatti le forme verbali sottintendono il soggetto, ad esempio: «andate», è chiaro che il soggetto è “voi”.
  • Tutto ciò che abbiamo detto riguarda l’ordine nella famiglia e nelle relazioni. Per quanto concerne la responsabilità e le scelte, ognuno ne risponde direttamente di fronte a Dio.