Catechesi – TIMORE DI DIO

“Riconosco che qualunque cosa Dio fa è immutabile; non c’è nulla da aggiungere, nulla da togliere. Dio agisce così perché si abbia timore di lui. Ciò che è, già è stato; ciò che sarà, già è; Dio ricerca ciò che è già passato.” (Qoelet 3, 14-15)

  • Serbiamo queste parole di saggezza nel nostro cuore. Di solito, associamo la saggezza alla vecchiaia, perché le persone anziane hanno vissuto molte esperienze ed hanno testato sul campo i principi base della vita. Eppure, senza Dio, anche un anziano può essere stolto, perché non fa tesoro degli errori commessi o perché viaggia su terreni spiritualmente instabili. Per contro, un giovane che cammina nelle vie di Dio è considerato saggio. La vera sapienza risiede solo nel rapporto con Dio. Il numero di anni anagrafici non incide, è solo tempo utile per camminare nello spirito.
  • E’ sempre consigliabile seguire le vie di Dio, tuttavia spesso i giovani decidono di sperimentare le vie del mondo, credendo di trovare in esse la vera felicità, salvo poi tornare svuotati e delusi dopo anni di ricerche infruttuose. E’ accaduto anche a Qoelet: nel suo libro racconta ogni esperienza che ha vissuto «sotto il sole». Ha goduto di piaceri, ricchezze, comodità, agi. E alla fine ha concluso che tutto è vanità.
  • Qoelet ha visto che c’è un’enorme differenza tra chi cammina nella saggezza e chi nella stoltezza, come tra la luce e le tenebre (cap. 2,13); al tempo stesso ha capito che c’è un’unica sorte per entrambi alla fine del giorni.
  • Ad una lettura superficiale, sembrerebbe che Qoelet si rassegni di fronte all’ineluttabilità della vita. Ma non è affatto così, altrimenti non si tratterebbe della Parola di Dio. Certo, Qoelet appartiene ancora all’antico testamento, ecco perché ancora non è presente la gioia dello Spirito dimorante nel credente. Tuttavia la conclusione a cui egli giunge è che «saranno felici coloro che temono Dio» (cap. 8,12b).
  • Qoelet è tutta una riflessione sul timore di Dio, principio di saggezza (Salmo 110,10). Senza il timore di Dio chiunque è perduto, perché volge il suo pensiero a filosofie umane o si dà ai piaceri materiali.
  • Il timore di Dio è principio di saggezza perché, senza di esso, è vana anche la conoscenza della Bibbia. Si può ricordare a memoria ogni versetto biblico, ma se non si prende sul serio ogni trattino o iota non si potrà avere un rapporto con Dio. Perché tutto proviene dalla bocca di Dio e a ciò noi dovremmo anelare come acqua fresca nel deserto.
  • Senza timore di Dio non c’è relazione con il Signore, perché è come mancanza di rispetto. Non si tratta solo di profanare luoghi sacri o proferire bestemmie, ma anche di comportamenti ed atteggiamenti più sottili ma ugualmente deleteri. Pensiamoci bene: quand’è che i rapporti, anche quelli più intimi, si deteriorano? Quando manca il rispetto.
  • Una moglie può urlare a squarciagola che ama il marito, ma se non lo rispetta, nessuno le crederà, perché le sue azioni parlano più forte delle sue parole. Il rispetto non è il galateo, ma la franchezza, la sincerità. Ogni volta che andiamo dal Signore con il cuore doppio, non abbiamo santo timore. Stiamo mancando di rispetto.
  • Dal rispetto nasce l’amore vero; mentre un amore senza rispetto è falso ed opportunista. Tra l’altro il timore di Dio ci ricorda continuamente chi siamo noi e chi è Dio. Mette il rapporto nelle giuste proporzioni. Non per scoraggiarci, ma per indurci a non peccare.
  • Nel versetto di riferimento Qoelet dice che tutto ciò che fa Dio è immutabile. La traduzione è inesatta perché per noi immutabile vuol dire statico, ma Dio non è così. L’originale ebraico dice più precisamente che tutto ciò che Dio fa è per l’eternità. Questo cambia radicalmente il senso.
  • Dio ci ha creati per l’eternità! E’ meraviglioso, ma implica grande responsabilità, perché le nostre parole e le nostre azioni hanno una risonanza eterna! Questo pensiero genera santo timore, e ci previente dal dire o fare cose avventate.
  • Il versetto 15 ci ricorda che Dio è l’eterno presente. Ai Suoi occhi, il presente è già accaduto, il futuro è già presente. Quindi non dobbiamo temere nulla. Però sta scritto anche che “Dio ricerca ciò che è già passato”. Cosa significa? Che ciò che abbiamo seminato viene raccolto nel presente e spesso anche nel futuro. Non dobbiamo essere schiavi del nostro passato tanto da impedirci di abbracciare la vita con Dio, ma al tempo stesso dobbiamo avere la responsabilità di guardare serenamente ciò che è stato. Non per giudicarsi o flagellarsi, ma per crescere.