Catechesi – TUTTO E’ VOSTRO

“Quindi nessuno ponga la sua gloria negli uomini, perché tutto è vostro: Paolo, Apollo, Cefa, il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro: tutto è vostro! Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio.” (1 Corinti 3, 21-23)

  • Non ci fermiamo mai abbastanza a pensare a chi siamo. O meglio: diciamo di noi stessi tante cose, ma tutte legate alla carne. Età, sesso, grado di istruzione, stato civile, tipo di lavoro, frequentazioni, associazioni di cui facciamo parte… e la lista potrebbe continuare all’infinito. Questo è il principio su cui si fondano i social networks. Sapere tutto di tutti, senza veramente conoscere nessuno.
  • Dio conosce bene tutti questi dettagli della nostra vita, è Lui che li ha pensati da sempre. Ha scelto il nostro sesso, il colore degli occhi, dei capelli; ci ha messo in una determinata famiglia, che ci piaccia o no. Anche le scelte della nostra vita: quale lavoro fare, quale persona sposare… quando abbiamo scelto secondo la volontà di Dio, abbiamo goduto di grazie e benedizioni a non finire, e quasi non ce ne siamo accorti. Al contrario, quando abbiamo fatto scelte non nella perfetta volontà di Dio, ne abbiamo pagato le conseguenze con calvari e sofferenze non previste dal piano originario.
  • Tutto concorre al bene di coloro che amano Dio (Rm 8,28), ma ciò non vuol dire che tutto sia andato secondo il piano originario. Nostro Padre ci ama troppo per vederci sbagliare senza fare nulla, ma ci lascerà liberi.
  • Eppure, anche quando siamo nella Sua volontà, serpeggia comunque in noi un pensiero di autosufficienza, di onnipotenza. Soprattutto quando le cose «filano liscio». Ci sentiamo padroni della nostra esistenza, ci sentiamo invincibili, come se nulla di male ci potesse accadere. Ma questa è la mentalità umana, sobillata dal maligno. È un ragionare nella carne invece che nello spirito.
  • Chi è sopra tutto e tutti? Ovviamente Dio. Egli è l’Autore dietro ogni nostro successo o caduta. Che sia per correzione, che sia per elargizione, tutto viene dalla Mano di Dio. E noi, l’abbiamo capito? Lo riconosciamo, lo accettiamo? O ancora facciamo i bambini, che vogliono essere i protagonisti dei meriti  ma scansano le responsabilità?
  • All’inizio del nostro cammino con Dio vediamo il mondo come un’eterna lotta tra bene e male. E senz’altro è così, ma crescendo spiritualmente capiamo che il bene e il male non sono equipollenti. Non equilibrano una stessa bilancia. Il bene è infinitamente più forte del male, più presente, sempre vincente. Con «bene» intendiamo Dio, contrapposto al male, personificato nel demonio. Non c’è storia: satana è già stato sconfitto, Gesù ha già trionfato. Questo significa che anche un male nella nostra vita è solo apparente se ci fidiamo davvero di Dio.
  • Quante volte pensiamo invece che se ci capita una malattia, un incidente, una perdita…sia una punizione per i nostri peccati? Questa è una visione infantile della fede. Intanto perché Gesù ha preso su di Sé la punizione al posto nostro; e poi perché Dio ci ama e ha sempre in mente per noi un bene più grande. Consideriamo ad esempio quante conversioni sincere si originano da una malattia. Noi vediamo l’infermità come un male da scansare e certamente nessuno desidera ammalarsi, ma… se fosse l’unico modo che Dio ha per salvare un’anima? Cosa è meglio? Finire all’inferno in perfetta forma o stare con Dio per l’eternità avendo tribolato nella carne? Molti considerano antiquato o bigotto che si parli di inferno, ma la verità è che esso esiste. È il luogo di chi ha scelto di stare lontano da Dio. Non è Dio che manda lì, ma la libera scelta di ognuno.
  • Avere santo timore ci permette di stare desti e di ricordarci che è vano vantarsi degli uomini (v.21). Anche quelli più grandi o più santi, non sono altro che creature. La nostra vita e salvezza non dipende da loro, ma da Dio. Paolo lo sapeva bene e quindi ricordava ai credenti di non attaccarsi a lui, o agli altri apostoli o evangelizzatori.
  • Quando Paolo scrive che «tutto è nostro», vuol dirci che il nostro destino è nella libera scelta. Non c’è niente che possa separarci da Dio, tranne noi stessi. Le circostanze sono predisposte da Dio, ma noi non siamo marionette. La nostra risposta a quello che ci circonda è libera proprio perché Cristo ci ha liberati.
  • Prima di incontrare Cristo, non eravamo veramente liberi. Eravamo condizionati dalla mentalità del mondo, del nostro io, l’amico più sincero di satana; ci muovevamo tra le ombre, al buio. Questo non ci esime dalla responsabilità, ma sottolinea che eravamo in grande difficoltà. Urtavamo, inciampavamo, avanzavamo lentamente.
  • L’incontro con Gesù ha portato la Luce nella nostra vita. Ora siamo veramente liberi di muoverci e di vedere, ma questo porta ancor più grande responsabilità, è ovvio. Non siamo esenti da errore, ma i nostri sbagli ora sono più gravi di quelli commessi prima. Ecco perché la scrittura dice che la vita e la morte sono nostre, in base alle nostre parole o azioni, che dovrebbero rispecchiare Cristo.
  • Pensiamoci bene: tutto è nostro. Abbiamo potere di influire su tutto quello che è alla nostra portata, sia essa materiale o spirituale.
  • Ma ciò non significa che siamo i padroni di tutto, perché noi siamo di Cristo, e Cristo è di Dio. Insomma, siamo amministratori! Un amministratore ha potere decisionale, organizzativo. Non usa il suo potere per fare quello che gli pare, bensì per curare e far fruttare le proprietà affidategli. Se le cose vanno male per sua negligenza, non può fare finta di niente, deve assumersi le sue responsabilità. Deve rendere conto al proprietario su tutto, in bene o in male. A meno che il padrone non disponga diversamente, l’amministratore deve gestire le proprietà secondo le direttive date dall’alto. Ha un margine di azione, ma non deve sconfinare come se i beni fossero suoi!
  • Pensarci amministratori della grazia di Dio cambia radicalmente le cose. Ora sappiamo che qualunque cosa o persona Dio ci affidi, non possiamo fare di testa nostra. Dobbiamo agire secondo precise direttive. Non è un lavoro faticoso, perché è esente dalle preoccupazioni. Non dobbiamo assumerci la paternità di tutto, ma lasciare a Dio solo la gloria, perché Lui fa vivere e fruttificare la nostra opera di obbedienza.
  • C’è solo una cosa che è fuori dalla nostra portata: il passato. Esso non è volutamente nominato da Paolo perché non possiamo in alcun modo cambiare ciò che è stato. Ma abbiamo a disposizione le cose presenti e future: amministriamole al meglio.