Catechesi – LA SALVEZZA IN UN VERSETTO

“Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci da’ salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti.” (Isaia 53, 5)

  • Soffermiamoci su queste parole. Descrivono il momento della storia in cui Dio ha rimesso le cose a posto. Il caos, il disordine, il peccato sono stati introdotti dall’uomo; la pace, l’ordine e la salvezza sono offerti gratuitamente da Dio.
  • Siamo abituati a citare questo versetto così spesso che forse ci siamo persi la sua forza. Rileggiamolo alla luce dell’originale ebraico sottolineando alcuni termini.
  • Gesù è stato ferito per le nostre trasgressioni. La traduzione «delitti» è comunque corretta, ma può forse indurre certi benpensanti cristiani di essere a posto con Dio solo perché non hanno ucciso, materialmente, qualcuno. Invece la verità è che abbiamo trasgredito l’intero campionario delle leggi di Dio. Infatti chi trasgredisce anche un solo punto è reo di tutto (Giacomo 2,10).
  • Gesù è stato schiacciato per le nostre depravazioni. Come se non bastasse essere un trasgressore della legge mosaica, dobbiamo ammettere che la nostra colpa va ancora più a fondo. La depravazione è definita come profonda immoralità; non è errare per umana debolezza, è crogiolarsi nelle profondità del male.
  • È inutile fingere di scandalizzarsi. Pensiamo davvero di non essere mai stati dei trasgressori e dei depravati? Beh allora siamo presuntuosi, poco ma sicuro. La scrittura stessa ce lo ricorda. Paolo parla ai Corinzi dicendo chiaramente che «tali eravate alcuni di voi» (cfr 1 Cor 6,9-11).
  • Cominciamo ora a capire quali bruttezze si sono abbattute sull’Uomo più santo mai esistito? Quali nefandezze sul nostro Dio!? Tutta l’ingiustizia sull’unico Giusto, tutta l’impurità sull’unico Puro, e così via. E non pensiamo subito ai peccati degli altri: noi stessi abbiamo contribuito a gettare lordura su Cristo!
  • Se non accettiamo o comprendiamo a fondo questa verità, svaluteremo sempre il sacrificio di Gesù. Si comprende quanto è grande la salvezza di Dio dopo aver visto quanto enorme è il proprio peccato. Altrimenti finiamo per comportarci come Simone il fariseo (Lc 7, 36-47), che giudica la donna peccatrice venuta a cospargere di olio e lacrime i piedi di Gesù. Gesù gli spiega con una breve parabola che «quello a cui si perdona poco, ama poco». Il problema non era quanto avesse peccato la donna o il fariseo, ma quanto poco il fariseo si rendesse conto di aver bisogno di salvezza!
  • È solo accogliendo questa verità che il resto del versetto di Isaia diventa un vero balsamo per noi peccatori. Perché in esso si parla di pace e di guarigione.
  • La traduzione italiana parla di «salvezza» ma l’originale ebraico è pace (shlm). Shalom è il saluto ebraico per eccellenza perché racchiude in sé la benedizione migliore che si possa augurare: di essere completi. Questo in primis significa avere pace con Dio. La pace non è quell’edulcorazione creata oggi da bandiere multicolori, ma camminare nella strada di Dio.
  • La punizione che ci dà pace è su di lui (cioè su Gesù, il servo del Signore). La pace non è assenza di confronto o conflitto, ma rimettere le cose in chiaro e a posto. Con Dio, ciò è possibile  solo quando la giustizia viene soddisfatta; e pur di non farla ricadere su di noi, Egli l’ha fatta ricadere su Suo Figlio.
  • Nelle sue piaghe è la nostra guarigione. Qui il termine ebraico è rfa (rafà), che è utilizzato da Dio per comporre uno dei Suoi appellativi: Yhwh-rfa, il Signore che guarisce. Solo Dio può farlo. E, soprendentemente, lo fa attraverso le Sue piaghe.
  • Sulla croce si effettua lo Scambio che ci salva: Dio al posto nostro. Ricordiamo sempre che saremmo dovuti esserci noi su quella croce… ma Dio è Padre. Fa tutto questo perché ci ama e soprattutto, perché sa bene che noi non avremmo mai potuto pagare questo scotto.
  • Possiamo cercare di capire questo gesto d’amore con un esempio umano. Un bambino sporca con i pennarelli tutte le pareti di casa. Lo fa per gioco, forse per dispetto; comunque sia, è colpa sua. Il danno è fatto, e per rimediare non basta che il bambino si penta dopo il rimprovero: è necessario chiamare un imbianchino che faccia tornare tutto come prima. Il genitore sa bene che il figlio non può pagare di tasca propria, e non glielo chiede nemmeno: chiama l’imbianchino e paga. La casa ritorna come prima, ma un prezzo è stato pagato.
  • Il genitore però non rinfaccerà mai al bambino quello che ha dovuto pagare per causa sua; certo lo rimprovererà, perché vuole insegnargli a vivere correttamente. Il figlio forse da piccolo non capirà il gesto del genitore, ma quando sarà grande abbastanza comprenderà che ogni prezzo pagato è un sacrificio, e ringrazierà il genitore che ha pagato al posto suo.