Dalla religione alla fede – siate santi

6Vi erano là sei giare di pietra per la purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna due o tre barili. 7E Gesù disse loro: “Riempite d’acqua le giare”; e le riempirono fino all’orlo. 8Disse loro di nuovo: “Ora attingete e portatene al maestro di tavola”. Ed essi gliene portarono. 9E come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, il maestro di tavola, che non sapeva di dove venisse (ma lo sapevano i servi che avevano attinto l’acqua), chiamò lo sposo 10e gli disse: “Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un po’ brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono”. 11Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui. (Giovanni 2, 6-11)

Gesù fa una cosa strana: dice di riempire di acqua sei giare di pietra che servivano per i riti di abluzione. Non sono recipienti alimentari, eppure Lui li usa come tali! Vale a dire: Dio ci prende come siamo e ci trasforma. Converte il nostro ruolo e la nostra vita; ci fa nuovi, ma a partire da quello che siamo. Egli sa che spesso serviamo solo un’idea di religiosità e non viviamo una vita di fede, e che, se Lui non interviene, noi siamo morti.

Da giare di pietra a contenitori del vino buono di Gesù: il frutto di questa opera del Signore ha trovato attuazione anche grazie alla fede di Maria e all’azione dei servi. Ciò è fondamentale per ricordarci che Dio compie l’opera Sua, ma vuole la nostra collaborazione. E il risultato è che “Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui” (Gv 2,11). I discepoli, che lo avevano seguito, iniziano a credere in Lui solo dopo questo episodio! Eppure già alcuni lo avevano riconosciuto come il Messia (Gv 1, 41;45;49). Evidentemente, conoscere l’identità di Gesù non è la stessa cosa che credere in Lui.