Fede per tornare a vedere

14Hanno paura in Sion i peccatori,
lo spavento si è impadronito degli empi.
“Chi di noi può abitare presso un fuoco divorante?
Chi di noi può abitare tra fiamme perenni?”.
15Chi cammina nella giustizia e parla con lealtà,
chi rigetta un guadagno frutto di angherie,
scuote le mani per non accettare regali,
si tura gli orecchi per non udire fatti di sangue
e chiude gli occhi per non vedere il male:
16costui abiterà in alto,
fortezze sulle rocce saranno il suo rifugio,
gli sarà dato il pane, avrà l’acqua assicurata.

17I tuoi occhi vedranno un re nel suo splendore,
contempleranno un paese sconfinato.
(Isaia 33, 14-17)

Non dobbiamo sottrarci alla luce, anche se può fare male. Il premio è la purificazione, che ci consente di stare alla presenza di Dio e contemplarLo.

Gesù è la Luce, e quando illumina la vita di una persona, avviene un punto di svolta. Dio sa che qualcuno è sano e che qualcuno invece è cieco, ma ciò non è un problema, per Lui che tutto può. I vangeli sono pieni di ciechi guariti da Gesù, ed anche l’Antico Testamento è interamente percorso dalla promessa che i ciechi riacquisteranno la vista. Il Signore toglie la menomazione affinché ognuno sia messo in grado di vedere e sia poi libero di scegliere: rimanere nella Luce o nascondersi?

Nei vangeli, ci sono ciechi che gridano per essere guariti; altri che vengono risanati perché si trovano nella folla che va incontro a Gesù nel suo pellegrinare. In ognuno di questi casi, il miracolo (a cui provvede Gesù)  si intreccia fortemente con la fede (che è il requisito richiesto al malato).

Il tema della cecità è molto importante nella predicazione di Gesù, non solo come limite fisico da guarire, ma anche come condizione del cuore da convertire. Per Gesù, un cieco nella carne rappresenta la possibilità di Dio di mostrare la Sua gloria; un cieco nello spirito è spesso un incredulo che non vuole convertirsi.