LO SPOSO PIU’ BELLO

* Cantico 2, 1-3: 1Io sono un narciso di Saron, un giglio delle valli. 2Come un giglio fra i cardi, così la mia amata tra le fanciulle. 3Come un melo tra gli alberi del bosco, il mio diletto fra i giovani.

Bellezza, regalità, benedizione: ecco ciò che associamo allo sposo per noi, colui che il Signore ha scelto e che ci ha ferito il cuore.

Quante parti del “Cantico” sono dedicate alla bellezza!

* Cantico 5, 10-16: 10Il mio diletto è bianco e vermiglio, riconoscibile fra mille e mille. 11Il suo capo è oro, oro puro, i suoi riccioli grappoli di palma, neri come il corvo. 12I suoi occhi, come colombe su ruscelli di acqua; i suoi denti bagnati nel latte, posti in un castone. 13Le sue guance, come aiuole di balsamo, aiuole di erbe profumate; le sue labbra sono gigli, che stillano fluida mirra. 14Le sue mani sono anelli d’oro, incastonati di gemme di Tarsis. Il suo petto è tutto d’avorio,tempestato di zaffiri. 15Le sue gambe, colonne di alabastro, posate su basi d’oro puro. Il suo aspetto è quello del Libano, magnifico come i cedri. 16Dolcezza è il suo palato; egli è tutto delizie! Questo è il mio diletto, questo è il mio amico, o figlie di Gerusalemme.               Chi ama lo sposo lo vede con gli occhi di Dio, e questo lo rende speciale e unico al mondo.

* Cantico 4, 1-7: 1Come sei bella, amica mia, come sei bella!
Gli occhi tuoi sono colombe, dietro il tuo velo. Le tue chiome sono un gregge di capre, che scendono dalle pendici del Gàlaad.
2I tuoi denti come un gregge di pecore tosate, che risalgono dal bagno; tutte procedono appaiate, e nessuna è senza compagna. 3Come un nastro di porpora le tue labbra e la tua bocca è soffusa di grazia; come spicchio di melagrana la tua gota attraverso il tuo velo. 4Come la torre di Davide il tuo collo, costruita a guisa di fortezza. Mille scudi vi sono appesi, tutte armature di prodi. 5I tuoi seni sono come due cerbiatti, gemelli di una gazzella, che pascolano fra i gigli. 6Prima che spiri la brezza del giorno e si allunghino le ombre, me ne andrò al monte della mirra e alla collina dell’incenso. 7Tutta bella tu sei, amica mia, in te nessuna macchia. 

Lo sposo guarda la sua sposa, ed essa è il segno del Dio vivente per lui. La sposa risplende di beltà, perché Dio abita in lei. L’amato l’ha riconosciuta tra tante, perché l’ha sentita sua, ed è pronto a portarla via con sé, per custodirla e condividere con lei la vita intera.

Due bellezze che si incontrano nel Signore, un sì che viene pronunciato dalle labbra di entrambi, e una gioia che sgorga perenne nei cuori.

Ma cosa è la bellezza?

Non è tanto una caratteristica fisica, ma un insieme di particolari, che rimandano a una matrice sacra e davvero attraente.

Chi guarda il proprio compagno di vita continuerà sempre ad amarlo, perché è un dono vivo di Dio, fonte di ogni splendore e unico al mondo. Amare il proprio compagno è ringraziare Dio ogni giorno per chi Lui ha provveduto per noi, è scegliere il nostro percorso in Lui insieme a chi ci ha messo accanto e rinnovare la nostra promessa di vivere nella strada della santità e del Suo amore.

Chi guarda la sua donna comprende la delicatezza del creato e dice di sì a una precisa vocazione: custodire un bene prezioso e fragile, con umiltà e buon cuore. Lo sposo che accoglie la sposa lo fa con tanta gioia, ed essa è anche senso di responsabilità.

Dio dona uno sposo a vantaggio della moglie, debole e bisognosa di aiuto. Dio dona una sposa all’uomo per un progetto diverso: insegnargli ad essere responsabile di una casa e di una famiglia, assumendo un’autorità che è amore e giustizia, se illuminata dall’alto.

Dio elegge l’uomo suo vicario nella vita domestica e lo unge, per compiere un cammino che lo sposo dirige con naturalezza e discernimento.

Alla donna Dio chiede sottomissione, all’uomo Dio chiede responsabilità, che è amore e dovere al tempo stesso. La casa mai cadrà, se sarà salda in Lui e in questo ordine.

Bellezza, regalità, luce: questi tre elementi ornano una dimora benedetta. Chi vive in Lui potrà goderne per sempre i frutti, e così la sua discendenza.