NON C’È PIÙ GIUDEO NÉ GRECO

Immaginiamoci tanti grembiulini, profumati di bucato e ben stirati dalle mamme. Ognuno di questi sarà messo indosso al loro figlio per andare a scuola. Con questa divisa, non ci saranno più differenze all’interno della classe: il bambino povero, quello sempre vestito con abiti di marca, chi indossa gli abiti dismessi del fratello, il piccolo curato in ogni particolare e quello che veste trasandato, avranno tutti il medesimo grembiulino. Differenze sociali, mode, gusti personali, non esistono più.

* Galati 3, 26-29: Tutti voi infatti siete figli di Dio per la fede in Cristo Gesù, poiché quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo. Non c’è più giudeo né greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo. E se appartenete a Cristo, allora siete discendenza di Abramo, eredi secondo la promessa.

Noi uomini siamo portati spesso a fare le differenze. Pur partendo dai migliori propositi, spesso valutiamo le persone dall’impatto esteriore e dalle presenza fisica. Un uomo curato, profumato e ben vestito fa sicuramente più simpatia di uno sciatto, trascurato e maleodorante; una donna sorridente e giovane risulta sempre più gradevole di una anziana burbera e poco disponibile.

L’uomo è fatto così: dà peso a quello che vede, senza pensare a ciò che si cela dietro a uno sguardo o dentro a un cuore. Giudica “a pelle” cose e persone, si sente attratto da tutto quello che considera bello e evita tutto ciò che, sempre per motivi esteriori, pare a lui ripugnante o sgradevole. Ciascuna persona ha quindi un filtro individuale, con il quale accetta o respinge ciò che ha davanti. L’uomo trattiene ciò che apprezza e rilascia ciò che non lo attrae. Difficile riuscire a superare questo atteggiamento! Difficile andare oltre l’apparenza e vedere in ciascuno un fratello pari a qualsiasi altra persona. Eppure san Giacomo ci esorta a trattare il ricco alla stessa maniera del povero e ad accogliere tutti (* Giacomo 2, 1-13). Non sia mai che un angelo bussi alla nostra porta in vesti per noi difficili da riconoscere!

Anche in questa circostanza, il Signore ci insegna il modo adeguato di comportarsi: per Lui non c’è giudeo, né greco, schiavo o libero, uomo o donna. Tutti, per Gesù, hanno indosso il grembiulino, esattamente uguale a quello che portano i bambini a scuola. Nessuno brilla più di un altro, nessuno è più bello o più meritevole, ma tutti sono uguali ai Suoi occhi. Perché? Perché Lui ama il nostro cuore, la nostra interiorità, e non bada in alcun modo al nostro modo di porci o di atteggiarsi. Gesù guarda oltre e ci ama al di là dell’apparenza.

C’è poi un’altra verità da sapere: nessuno di noi sarebbe bello ai Suoi occhi senza quel grembiulino. Nessuno, neppure il più buono o il più sorridente tra gli uomini rimarrebbe gradito al Signore. Non è che il Signore non ci apprezzi o non ci ami abbastanza così come siamo. Solo che, senza di Lui, per i nostri meriti e per le nostre capacità, non riusciremmo mai ad essere accettati da Lui.

Quel grembiulino è la nostra salvezza. Noi potremmo giudicarlo un abbigliamento anonimo o standardizzato, economico e squadrista. Eppure, è ciò che ci garantisce il nostro ingresso nella scuola di Dio. È l’abito che ci ha offerto il Signore, morendo in croce per noi. In quel momento preciso Lui ha spezzato tutte le differenze, i nostri peccati e la nostra umanità peccatrice, e ci ha regalato una nuova eredità. Un’eredità che è sancita dal suo Sangue prezioso, di cui noi tutti usufruiamo grazie a questo sacrificio.

Gesù ha versato il suo Sangue per noi, ristabilendoci e donandoci così la salvezza. Tutti i giorni noi ci avviciniamo a Dio e Lui ci accetta proprio perché indossiamo quel grembiule, segno e sigillo di quanto è stato fatto per noi da Cristo in persona. Dio ci ama proprio perché in noi riconosce il sacrificio e il Sangue del Figlio! E che importa cosa si cela sotto quell’abitino: può esserci un ricco, un povero, un uomo di origine giudaica o greca, un marito o una moglie. Questo è un fatto secondario ai Suoi occhi. La cosa più importante per Dio è CHI ci fa entrare nella sua “scuola”, e CHI ci ha fatto avvicinare a Lui: è Gesù stesso, suo Figlio, che ci ha condotto fin lì alla Sua presenza e questo è l’unico criterio che, “a pelle”, permette a Dio di avvicinarsi a noi e di accettarci per quello che siamo.

Dio vede il nostro grembiule, ripensa a suo Figlio e ci fa entrare. Ecco come è possibile rimanergli simpatici: basta aver accolto Gesù come nostro Salvatore e averlo riconosciuto come Dio della nostra salvezza. Questo ci porta direttamente tra le braccia del Padre. Senza nessuno sforzo, senza aver indossato nessun abito particolare o aver fatto chissà quale discorso elaborato. Senza aver stampato nessun sorriso o aver dimostrato cultura o senso pratico. Solo perché indossiamo quel grembiule. Solo perché Cristo si è sacrificato per noi, solo perché noi lo abbiamo accolto. Ecco come essere graditi al Padre.

Ricordiamocelo, quando si avvicinerà quel fratello che proprio non ci appassiona: proviamo anche noi a vedere quell’abitino su di lui, piuttosto che soffermarci sul viso, la cultura, il carattere, il modo di fare. Proviamoci e riusciamoci. È così che Dio fa con noi, e noi sappiamo di non meritare nulla davanti a Lui.

Vediamo Gesù dietro a ogni persona, vediamola cosparsa del suo Sangue prezioso e amiamola istintivamente. Impariamo dal nostro Maestro ad amare gratuitamente il prossimo. Per nessun altro motivo, se non perché il Signore è morto per lui. Offriamolo a Lui e benediciamolo. Così renderemo gloria a Dio e ricorderemo, con quel piccolo gesto, il grande Amore che Lui nutre per ciascuno di noi.