Obbedienza vera sapienza

15Coloro che temono il Signore non disobbediscono alle sue parole;
e coloro che lo amano seguono le sue vie.
16Coloro che temono il Signore cercano di piacergli;
e coloro che lo amano si saziano della legge.
17Coloro che temono il Signore tengono pronti i loro cuori
e umiliano l’anima loro davanti a lui.
18Gettiamoci nelle braccia del Signore
e non nelle braccia degli uomini;
poiché, quale è la sua grandezza,
tale è anche la sua misericordia.
(Siracide 2,15-18)

Nel nostro cuore spesso aleggia una domanda: come faccio ad obbedire di cuore al Signore? Quello che ci chiede non è sempre facile, e rimaniamo dubbiosi. Vogliamo obbedirgli e sappiamo che è giusto farlo, ma quante volte abbiamo obbedito con gioia?

E’ possibile per noi dire come disse Gesù “Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera”?  (Giovanni 4, 34). Obbedire al Padre è il nostro tutto? E’ ciò che ci rende pieni di gioia? Tutto questo non vuol dire che l’obbedienza ci esimerà dalla sofferenza, ma ci recherà pace, quella che il mondo non può dare.

La volontà del Padre, nell’orto del Getsemani, non ha certo arrecato soddisfazione a Gesù, ma Lui l’ha scelta comunque ed ha guardato oltre al frangente che stava vivendo. Dio non è interessato alla nostra comodità, ma alla nostra salvezza.

36Allora Gesù andò con loro in un podere, chiamato Getsèmani, e disse ai discepoli: “Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare”. 37E presi con sé Pietro e i due figli di Zebedèo, cominciò a provare tristezza e angoscia. 38Disse loro: “La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me”. 39E avanzatosi un poco, si prostrò con la faccia a terra e pregava dicendo: “Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!”.40Poi tornò dai discepoli e li trovò che dormivano. E disse a Pietro: “Così non siete stati capaci di vegliare un’ora sola con me? 41Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole”. 42E di nuovo, allontanatosi, pregava dicendo: “Padre mio, se questo calice non può passare da me senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà”.  (Matteo 26, 36-42)