Sono Io che ti parlo – siate santi

19Gli replicò la donna: “Signore, vedo che tu sei un profeta. 20I nostri padri hanno adorato Dio sopra questo monte e voi dite che è Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare”. 21Gesù le dice: “Credimi, donna, è giunto il momento in cui né su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre. 22Voi adorate quel che non conoscete, noi adoriamo quello che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. 23Ma è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori. 24Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità”. 25Gli rispose la donna: “So che deve venire il Messia (cioè il Cristo): quando egli verrà, ci annunzierà ogni cosa”. 26Le disse Gesù: “Sono io, che ti parlo”. (Giovanni 4, 19-26)

La sincerità della samaritana viene ricompensata: Gesù, che non si ferma al solo soddisfacimento dei bisogni materiali, le rivela l’essenza stessa della fede, di ciò che è gradito al Padre. Non solo: Gesù le mostra il volto del Cristo, Lui stesso. Egli, con un amore ed una dolcezza infiniti, le dice una frase molto semplice, che però contiene tutto: “Sono io, che ti parlo” (v.26).

Quando qualcuno ci chiama, e noi non lo riusciamo a scorgere, cosa ci viene detto, per rassicurarci? “Sono io”. Da bambini, quando avevamo paura, o eravamo tristi, i nostri genitori ci rassicuravano con la loro presenza: “Non avere paura, ci sono io”.

Tutta la Scrittura è percorsa dalle parole: “Non temere”. E: “Sono Io”. Dio non è distante o distratto. E’ vicino, si fa vicino. Non è uno sconosciuto, ma è l’Unico che da sempre ci conosce, che sa chi siamo, e quindi si avvicina a noi sussurrando sempre: “non temere, sono Io”.

I nostri occhi ci possono anche ingannare, ma riconosceremo sempre una persona cara e fidata dalla sua voce, da ciò che dice e da come lo dice. E questo vale soprattutto per Dio. “Sono Io, che ti parlo”. Ecco perché è importante ascoltare il Signore: se non lo facciamo, non potremo capire veramente chi è. Si conosce una persona quando la si ascolta “poiché la bocca parla dalla pienezza del cuore” (Matteo 12,34), quindi ascoltare il Signore significa conoscere il Suo Cuore.

Ascoltare significa “udire con attenzione”, vuol dire porgere l’orecchio come se fosse un recipiente per ricevere la parola. Solo ascoltando intenzionalmente e volontariamente potremo vivere, passando dalla morte alla vita.  L’incontro con Gesù ci cambia inevitabilmente. Siamo comunque liberi di andarcene senza volerLo conoscere di più, ma ciò sarebbe una cosa molto triste. In ogni caso, non saremo più gli stessi.