Un dono per te – il Regno di Dio

  • un passeggino vuoto. Compare poi un bambino tutto luminoso. È Gesù, il Dio vivente, sceso sulla terra per noi. Il bambino, anche se è nel mondo, sale sempre verso la sua patria celeste, ne è come attratto.

Il Regno di Dio

È costituito dall’umanità che anela al Padre. Dio è qui tra noi, ma ci conduce alle cose del cielo. È come un palloncino di elio, che ci trascina tramite un filo sottile verso l’Alto. Noi siamo il suo gregge e, al contempo, un corpo solo in Lui. Egli è la testa, noi le membra. Ci solleva da terra e ci guida. Il segreto per noi è stare attaccati a quel filo, abbracciando così gli altri fratelli nel corpo mistico. Il Regno di Dio parte dalla terra con il Dio vivente, ma il corpo mistico non poggia i piedi a terra: è sollevato dal suolo, ammira le cose da un’altra prospettiva e guarda tutto alla luce del Figlio. Lo sguardo di ognuno è rivolto al Figlio, e le cose del mondo non sono più importanti, né rilevanti.

Questa è la chiesa.

Lo sguardo dei fedeli si volge al mondo solo con un’intenzione: per alzare a Dio una preghiera di intercessione. Ecco l’unico motivo per cui togliamo momentaneamente lo sguardo da Cristo: per aiutare i fratelli, di cui sono visibili le necessità e i bisogni. Il corpo mistico prega e canta le lodi continuamente.

Il filo a cui siamo attaccati non si rompe, è resistente e solido. Possiamo romperlo solo noi, decidendo liberamente di tagliarlo, ma ciò ci farebbe cadere rovinosamente a terra. Tagliando il filo, noi perdiamo tutto: sperimentiamo l’inferno, tornando sotto il dominio del principe del mondo. Umanamente, è impossibile ritornare alla posizione precedente: abbiamo perso tutti i privilegi, abbiamo rinnegato il Signore e, per di più, lo abbiamo fatto deliberatamente. Ci siamo sottratti noi dal suo Amore e dalla sua Protezione, tagliando quel filo con grossa fatica.

Ma non tutto è perduto. Ricorda la preghiera di Gesù fatta al Padre in  * Giovanni cap. 17: al v. 14 Gesù dice che nessuno è andato perduto, tranne il figlio della perdizione. Siamo sempre le sue pecore e Lui continua ad essere per noi il nostro pastore. Farà di tutto per salvarci, e già ha chiesto al Padre di continuare a custodirci.

L’uomo caduto a terra mantiene ancora la luce, come se la potenza del corpo mistico sia ancora trattenuta in lui. Può ancora essere salvato, anche se deve in fretta ravvedersi.

Ciò che è impossibile agli uomini, è possibile a Dio. Quell’uomo riuscirà per grazia a rientrare nel corpo mistico: la luce che ancora possiede lo continua ad attrarre alla sua chiesa. È una questione di luci. Solo la tenebra e chi è in essa non vuole la luce. Chi non è della tenebra, anche se è caduto, può per grazia ritornare al suo luogo di luce. Tutto questo se c’è pentimento e ravvedimento.

Dio rialza chi è caduto, è Lui che svolge questo compito, non noi!

La nostra caduta è rovinosa due volte, perché noi non cadiamo da terra, ma dal cielo! I lividi sono più profondi e la sofferenza è duplice: all’insoddisfazione che ci lascia il peccato, si somma la consapevolezza di aver perso la Presenza di Dio. Il salto per tornare al corpo mistico è molto faticoso per il credente, già stordito per la caduta. Il Padre ci accoglie di nuovo, ma l’affaticamento è una conseguenza inevitabile (e la meno dolorosa) dopo quello che è successo. Questo credente adesso può provare aridità e un forte senso di vergogna.

Questi non sono però i sentimenti del Padre, che ha già purificato tutto nel momento in cui siamo tornati a Lui. Il problema dopo una caduta è dentro ciascuno di noi, non tra ciascuno e il Padre.

* Giovanni 17