Un dono per te – Quanto il cielo sovrasta la terra…

  • una Mano mi viene offerta: è quella di Gesù, che io afferro con tutta la mia forza. Di Lui vedo solo il braccio destro e questo è sufficiente per alzarmi e condurmi nei luoghi del cielo. Quanto è distante dalla terra! Cieli e cieli ci separano dall’abitato, costellazioni, nuvole e orbite si frappongono tra il mondo che conosciamo e la sede di Dio.

Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri. E adesso me ne rendo conto! La prospettiva da qui è così diversa da quella sulla terra! Mi stupisce che il Padre celeste abbia tanto interesse per noi: c’è grande distanza tra questa beatitudine e le vicende umane, tra questa pace e questa gioia e le sofferenze e i tormenti dei mortali. Il Padre poteva benissimo ignorare i lamenti dei terrestri, o addirittura poteva benissimo non avere alcun interesse a creare l’umanità! Cosa spinge un Dio potente e autosufficiente a darsi pensiero per degli esseri così piccolini, così disubbidienti e così combinaguai come noi? Mettiamo il caso che al momento della Creazione in Lui prevalesse solo un forte senso estetico: mari, monti, vegetazione, sole, vento e, perché no, anche l’uomo, fatto a Sua immagine e somiglianza. Se avesse agito mosso da un’idea di bellezza, tutto sarebbe finito lì. E invece no. Adamo, Sua prima creatura, fu posto nel più bello dei giardini e fu dotato della più importante compagnia, sua moglie Eva. Dio lo amava, il perché è un mistero, al punto da consegnargli il più grande dei doni: la sua Presenza continua, che comporta benedizione, abbondanza, luce e Verità. Dio, dall’alto dei cieli, si piegava verso la sua creatura e godeva della sua amicizia e del rapporto personale con lei. Chissà quali piaceri nello stare nell’eden: gioia infinita, comunione, sensazione di essere amati e coccolati, il cuore che trabocca di buoni sentimenti, il timore del Padre, la tenerezza… Ma un giorno non Dio, bensì l’uomo, rompe questo rapporto. Alla prima occasione i due sposi tradiscono il Padre e si ritrovano per la prima volta nel più grande dei tormenti: vedono tutta la loro imperfezione, si sentono in colpa, soffrono e, soprattutto, rinunciano liberamente al bene maggiore, cioè alla protezione del Padre tanto buono. Cosa avrà provato Dio a quel punto? Rabbia? Rincrescimento? Si sarà sentito sciocco ad aver dato la vita a esseri tanto limitati? Avrebbe potuto lasciare i due in balia di loro stessi e sarebbe potuto tornare alla sua Beatitudine, dimenticando in fretta l’accaduto. E invece no. Dopo l’allontanamento di Adamo ed Eva, non smette di cercare l’amicizia dell’uomo: Abramo, Isacco, Giacobbe… Ogni volta Dio mostra il Suo volto, ogni volta è mosso da questo inspiegabile Amore che lo porta a guardare giù, verso quel piccolo puntino che è la terra. Ogni volta Dio tende la mano e ogni volta l’uomo prova a rispondere alla chiamata, nei suoi limiti  e nei suoi fallimenti. L’Amore di Dio per la Sua creatura è il tratto dominante della storia dell’umanità. Non solo Dio ci ha creato e ha immaginato tutto della nostra vita, ma ha anche pianificato il giorno, il mese e l’ora della sua venuta nel nostro cuore. Egli aveva già in mente da sempre l’istante in cui ci avrebbe parlato e sussurrato: “Sono tuo Padre, vuoi conoscermi?” e in vista di quel momento fremeva d’emozione nel cuore. È Dio che brama di conoscerci, non noi. È Dio che desidera la nostra amicizia, non noi! È la Perfezione che bussa alla porta del peccatore, non il contrario!

Le vostre vie non sono le mie vie, e ciò non significa solo che Dio ha in mente per noi un percorso diverso da quello che desideriamo, ma che è già un fatto miracoloso che la via della perfezione e della bontà infinita si sia incrociata con quella dell’imperfezione e del peccato!

I miei pensieri non sono i vostri pensieri, questo è evidente! Chi di noi si sarebbe scomodato dal suo seggio dorato per perdere tempo con l’essere più traditore delle creature? Questo è privo di vantaggi!

Troppo spesso noi uomini guardiamo a Dio e siamo pronti solo a chiedere, troppo spesso tratteniamo a stento le labbra per non lamentarci delle nostre sofferenze. Troppo spesso stringiamo i denti e invochiamo il Padre perché ci liberi presto dalle nostre oppressioni. Spesso usiamo questi versetti per giustificare Dio dei suoi prolungati (secondo noi) silenzi. E invece non capiamo quanta misericordia si celi in essi. Se le sue vie fossero le nostre vie, probabilmente la terra non esisterebbe neppure, il nostro egoismo imperverserebbe e il progetto d’amore più grande del mondo non sarebbe mai stato concepito. Lodiamo il Signore in ogni momento del fatto che è Lui l’artefice del mondo e noi solo – inspiegabilmente – le sue creature predilette.

* Isaia 55, 8-9